Introduzione   |   Indice sinottico   |   Capitoli   |   Ricerca   |   Contatti

(11)

ZAZENGI

La Regola per lo Zazen

 

 

Quanto fosse importante l’argomento dello zazen per il Maestro Dō­gen è dimostrato da fatto che il primo testo che Dōgen scrisse, di ritorno dalla Cina (1227) fu il “Fukan-zazenji”. Nello Shōbōgenzō poi, vi sono quattro capitoli (Bendōwa, Zazenshin, e Zanmai-ō-Zanmai, e Zazengi) dedicati appunto ai vari aspetti dello zazen. In particolare, questo capitolo è dedicato al me­todo formale della prassi.

 

Studiare lo Zen significa addestrarsi nello zazen.[1] Per la prassi dello zazen scegliete un luogo tranquillo, non umido e non esposto a cor­renti d’aria, e usate una spessa stuoia. Poiché utilizziamo la stessa po­stura del Buddha Śākyamuni quando conseguì il risveglio, considerate il po­sto in cui sedete come il “Seggio di Diamante.” Al­cuni monaci siedono su larghe pietre, mentre altri seguono la con­suetudine dei sette Buddha[2] di esercitare lo zazen su di una spessa stuoia di erbe selvati­che. Il luogo per lo zazen non dovrebbe essere troppo buio, ma modera­tamente illuminato sia di giorno che di notte. Do­vrebbe essere tenuto caldo in inverno e fresco d’estate. Tenete il corpo e la mente tranquilli, troncate ogni attività mentale. Non pen­sate al tempo né alle circostanze, e non indulgete nei pensieri, né buoni né cattivi. Lo zazen non è autocoscienza o contemplazione di sé. Non cercate mai di diventare un Buddha. Distacca­tevi da nozioni quali giacere o sedere. Mangiate e bevete con moderazione. Non sprecate tempo. Fate attenzione al vostro zazen. Prendete esempio dal quinto Patriarca[3] del monte Ōbai: tutte le sue azioni, ogni gior­no, non erano altro che la prassi dello zazen.

Addestrandovi nello zazen indossate un kesa[4] e utilizzate un piccolo cuscino rotondo. Non sedete in mezzo al cuscino, ma po­nete sotto le nati­che soltanto la parte anteriore del cuscino. Incrociate le gambe e appoggiatele sulla stuoia. Il cuscino dovrebbe toccare la base della vostra spina dorsale. Questa è la postura fondamen­tale che è stata trasmessa da Buddha a Buddha, da Patriarca a Patriarca.

Potete usare sia la postura del loto completo, sia quella del mezzo loto. Nel loto completo il piede destro appoggia sulla co­scia sinistra e il piede sinistro sulla coscia destra. Tenete le gambe oriz­zontali e la schiena perfettamente diritta. Nel mezzo loto, il piede si­nistro appoggia sulla coscia destra, e il piede destro è posto appena sotto la coscia sinistra.

Allentate gli abiti e raddrizzate la schiena. La mano destra sul piede sinistro, la mano sinistra sul piede destro. I pol­lici devono stare in linea retta e toccarsi leggermente. Le mani de­vono stare ap­poggiate all’addome. Le punte dei pollici devono trovarsi all’altezza dell’ombelico. Ricordatevi di mantenere sempre la schie­na eretta. Non inclinatevi né a destra o a sinistra, né in avan­ti o in­dietro. Tenete le orecchie in linea con le spalle. Allo stesso modo, naso e ombelico devono essere sullo stesso piano. Tenete la lingua contro il palato. Respirate attraverso il naso, e tenete uniti i denti e chiuse le labbra. Gli occhi devono restare aperti in modo naturale. Quando comin­ciate, assestate corpo e mente fa­cendo un profondo respiro.

La forma del vostro zazen deve essere stabile come una monta­gna. Pensate il non-pensare. In che modo? Utilizzando il non-pensare. Questa è la splendida Via dello zazen. Lo zazen non è il mezzo per ottenere il risveglio: lo zazen stesso è l’atto perfetto del Buddha. Lo zazen non è altro che puro e naturale risveglio.

 

 

Questo venne trasmesso ai monaci del Kippōji, nel no­vem­bre del 1243.



[1] Lett. “Zen da seduti”.

[2] Si veda il cap. 52, Busso.

[3] Il Maestro Daiman Kōnin (688-761), successore del Maestro Dai-i Dōshin e quinto Patriarca in Cina. Noto anche come Ōbai. [Ta-man Hung-jen]

[4] Dal sanscrito kāsāya, tradizionalmente rappresenta l’abito del Buddha. Si veda il cap. 78, Kesa Kudoku.