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SHOHŌJISSŌ

La Reale Forma di Tutte le Cose

 

 

A differenza dell’idealismo che dubita della realtà dei fenomeni, e del ma­terialismo che invece analizza, penetra, e divide le cose perdendo di vi­sta ciò che è insito nell’intero, il Dharma del Buddha ci offre una visione diversa. Tale visione è espressa dalla frase “Tutte le cose e i fenomeni sono forma reale.” In questo capitolo il Maestro Dōgen ci spiega, attra­verso il Sūtra del Loto, che tutti i dharma sono forma re­ale. [1]

 

La realizzazione dei Buddha e dei Patriarchi consiste nel chiarire la vera forma. “Tutti i dharma sono la vera forma.” Ogni dharma è la forma della talità,[2] la natura della talità – la talità del corpo, la talità della mente, la ta­lità del mondo, la talità di nuvole e pioggia; la talità del camminare, stare fermi, sedere e giacere, la talità della tristezza e felicità, agitazione e calma; la talità di un bastone e di un hossu,[3] la talità del sollevare un fiore e sorridere; la talità del trasmettere la Legge e ricevere il risveglio, la talità dello studiare e praticare la Via, la talità del pino e del bambù.

Il Buddha Śākyamuni disse: “Dobbiamo chiarire fino in fondo la vera forma di tutti i dharma che è trasmessa solo da Buddha a Buddha. ‘Tutti i dharma’ sono la forma della talità, la natura della talità, il corpo della talità, il potere della talità, la manifestazione della talità, l’origine della talità, l’effetto della talità, il frutto della ta­lità, la conse­guenza della talità, la talità di ogni cosa dall’inizio alla fine.”

Le parole del Tathāgata[4] “Ogni cosa dall’inizio alla fine” sono realmente parole della vera forma dell’esistenza, sono il sottile detto di un grande insegnante. È lo studio dell’unità, perché studiare significa unifi­care.

Solo il Buddha trasmette il Buddha” è la vera forma di tutti i dharma; la vera forma di tutti i dharma è “Solo il Buddha trasmette il Bud­dha.” ‘Solo il Buddha’ è la vera forma e ‘Trasmette il Buddha’ è tutti i dharma. Se udiamo e capiamo le parole “Tutti i dharma”, ci basta investi­garle una volta sola, non molte volte. Le parole “Vera forma” non dovrebbero essere indagate sotto l’aspetto di spazio né di natura. ‘Vera’ è ‘Solo il Buddha’, ‘forma’ è ‘Trasmette il Buddha’. ‘Fino in fondo’ è ‘Solo il Bud­dha’, ‘chiarire’ è ‘Trasmette il Buddha’. ‘Tutti i dharma’ è ‘Solo il Bud­dha’, ‘la vera forma’ è ‘Trasmette il Buddha’. Tutti i dharma sono già diventati tutti i dharma e sono perciò chia­mati ‘Solo il Buddha’. Tutti i dharma sono diventati la vera forma e sono perciò chiamati ‘Trasmette il Buddha’.

Dunque, tutti i dharma sono di per sé tutti i dharma aventi forma e natura della talità. La vera forma è davvero la vera forma, avente forma e natura della talità. Quando solo il Buddha trasmette il Buddha e Śākyamuni compare nel mondo, la vera forma di tutti i dharma è una predi­cazione della Legge, una manifestazione di prassi e illuminazione. Questa predicazione deve essere chiarita fino in fondo; ‘Chiarita’ signi­fica ‘Fino in fondo’. Poiché non esistono inizio, metà e fine, è la forma della talità con la natura della talità. Per questo è completa all’inizio, alla metà e alla fine.

Chiarire fino in fondo” è la vera forma di tutti i dharma. La vera forma di tutti i dharma è la forma della talità. La forma della ta­lità è il completo chia­rimento della natura della talità. La natura della talità è il completo chiarimento della sostanza della talità. La sostanza della talità è il completo chiarimento del potere della talità. Il potere della talità è il completo chiarimento dell’azione della talità. Ancora, l’azione della talità è il completo chiarimento della causa della tali­tà. La causa della talità è il completo chiarimento della produzione della talità. La produzione della talità è il completo chiarimento dell’effetto della ta­lità. L’effetto della ta­lità è il completo chiarimento della conseguenza della talità. La conse­guenza della talità è il completo chiarimento degli stadi che vanno dal risveglio iniziale alla illuminazione finale.

Gli stadi che vanno dal risveglio iniziale al risveglio fi­nale” sono la realizzazione della talità. Non c’è alcuna relazione tra causa ed effetto. L’effetto della causa è precisamente l’effetto dell’effetto. Anche se questo effetto può essere ostacolato da forma, natura, sostanza e potere, la forma, la natura, la sostanza ed il potere di tutti i dharma sono illimitata talità, senza confini. E' possibile assimilare forma, natura, sostanza e potere a causa, produzione, effetto e conseguenza, oppure no; rimane tuttavia il fatto che, tutti, sono perfet­tamente completi.

La forma della talità non è una forma, né la forma della talità è un’illimitata talità senza confini; è la talità che non può essere espressa né misura­ta. Non c’è alcun numero che possa esprimerla ade­guatamente – la misura di tutti i dharma e la misura della vera forma devono essere misura di se stessi. Per questo, solo il Buddha trasmette al Buddha il completo chiarimento della vera forma, della vera natura, della vera sostanza, del vero potere, della vera attività, della vera causa di tutti i dharma,  nonché il completo chiarimento della vera produ­zione, del vero effetto, della vera conseguenza di tutti i dharma, e il completo chiarimento degli stadi che vanno dal risveglio iniziale fino all’illuminazione finale.

In conseguenza di questo principio, nella terra del Buddha delle dieci direzioni, solo il Buddha trasmette il Buddha senza ecce­zione al­cuna. Tra ‘Solo’ e ‘Trasmette’ c’è un rapporto; è come quando il corpo esi­ste come unica realtà, come quando la forma è percepita in modo illuminato, come forma e nient’altro. Questo significa che corpo e natura non sono percepiti come due cose separate. Perciò il Buddha Śākyamuni  disse: “Io e tutti gli altri Buddha delle dieci direzioni co­nosciamo bene queste cose.” Dunque, il giusto momento del com­pleto chiarimento e il giusto momento di conoscere bene questo, sono identiche sfaccettature dell’essere-tempo. Se nella frase di Śākyamuni  ci fosse qualche diffe­renza tra ‘Io’ e ‘Gli altri Buddha delle dieci direzioni’, come avrebbe Egli po­tuto dire: “E tutti gli altri Buddha delle dieci direzioni?” Poiché non vi sono Buddha in questo istante, le dieci direzioni diventano questo istante. Qui, incontrare la vera forma di tutti i dharma significa che i fiori entrano nella primavera, e che gli es­seri umani incontrano la primavera. La luna il­lumina se stessa, la per­sona incontra se stessa, e la persona vede il fuoco. Questo è il princi­pio di incontrare e vedere.

Dunque, indagare la vera forma della vera forma è trasmet­tere la Legge da Buddha e Patriarchi, a Buddha e Patriarchi. È rice­vere tutti i dharma di tutti i dharma. Per trasmettere correttamente il ‘Solo il Buddha’ di “Solo il Buddha”, occorre trasmettere corretta­mente il ‘Trasmette il Bud­dha’ di “Tra­smette il Buddha.”

Vi è perciò vita e morte, venire e andare; vi è risve­glio, prassi, illuminazione e nirvāna. Mediante risveglio, prassi, illu­minazione e nirvāna possiamo chiarire, sperimentare, afferrare e agire conformemente a vita e morte, al venire e andare, e al vero corpo dell’uomo. Questa è la linfa vitale del fiore che sboccia e produce il frutto; è le ossa e midollo di Mahā­kāśyāpa e di Ānanda. Il vento, la pioggia, l’acqua e il fuoco della forma della talità, sono il chiarimento; il blu, il giallo, il rosso e il bianco della natura della talità sono il chia­rimento. A partire dalla sostanza e dal potere, gli esseri comuni pos­sono diventare santi; a partire dall’effetto e dalla conseguenza, si pos­sono trascendere i Buddha e i Patriarchi; a partire dalla causa e dalla produzione, si può trasformare l’immondizia in oro; a partire da effetto e da conseguenza, si riceve la Legge e si riceve un kesa.

Il Tathāgata disse: “Io spiego le caratteristiche della vera forma.” Dob­biamo dunque realizzare la prassi della vera forma, l’udito della vera natura, e l’illuminazione della vera sostanza. Dob­biamo investigare a fondo, e chiarire tutto ciò. L’essenza di questo è: “Una biglia rotola sul vassoio, il vassoio rotola sulla biglia.”[5]

Il Buddha che illumina il Sole e la Luna[6] disse: “Il principio della vera forma di tutti i dharma è già stato predicato per voi.” Inve­stigate que­sta frase e comprenderete l’importanza che i Buddha e i Patriarchi attri­buiscono a questa predicazione. I Buddha e i Patriarchi dischiudono ed espongono il principio della vera forma insieme con i diciotto mondi. Prima che ci sia corpo-e-mente, dopo che c’è stato corpo-e-mente, mentre c’è corpo-e-mente, tutti i fattori quali natura, sostanza, potere e così via predicano la vera forma. Se non chiariamo la vera forma, se non predi­chiamo la vera forma, se non compren­diamo la vera forma, se non tra­scendiamo la vera forma, non siamo Buddha o Patriarchi, ma dèmoni e bestie.

Il Buddha Śākyamuni disse: “La suprema illuminazione di tutti i Bodhisatt­va è contenuta nel Sūtra del Loto. La porta dei mezzi abili è stata aperta e la vera forma è stata rivelata.”

Tutti i Bodhisattva” sono tutti i Buddha. Non c’è alcuna diffe­renza tra tutti i Buddha e tutti i Bodhisattva. Nessuno dei due è maggiore o minore, superiore o inferiore. Questo Bodhisattva e quel Bodhisattva non sono due persone diverse, non sono se stessi o altri, non sono esseri del passato, del presente o del futuro. Per diventare un Buddha, dobbiamo tenere il contegno di un Bodhisattva. Nella fase iniziale della ricerca di­ventiamo Buddha; nello stadio finale della su­prema illuminazione diven­tiamo Buddha. Vi sono dei Bodhisattva che sono diventati Buddha miliardi di volte. Chiunque affermi che pos­siamo abbando­nare la prassi dopo essere diventati Buddha, dimostra di essere ancora un profano che non conosce la Via dei Buddha e dei Patriarchi.

Tutti i Bodhisattva’ sono gli originari Patriarchi di ‘Tutti i Bud­dha’. ‘Tutti i Buddha’ sono gli originari maestri di ‘Tutti i Bodhi­sattva’. Questa suprema realizzazione di tutti i Buddha – sia essa illu­minazione del passato, illuminazione del presente, illuminazione del futuro, sia essa illuminazione prima che ci sia un corpo, o illumina­zione dopo che c’è una mente – è contenuta nel Sūtra del Loto, all’inizio, alla metà e alla fine. Tutti i dharma sono contenuti in que­sto sūtra, in modo sia relativo che as­soluto. Al momento giusto esso diventa il risveglio di tutti i Bodhisattva.

Il sūtra non è vivo né inanimato, non è creato né non creato. Nell’illuminare i Bodhisattva, gli esseri umani e la vera forma, questo sū­tra è illuminato, e si apre la porta dei mezzi abili. La porta dei mezzi abili è l’insuperata virtù dell’azione del Buddha. Tutti i dharma esi­stono esatta­mente per quello che sono nell’eterno mondo della forma. La porta dei mezzi abili non è un mero espedien­te, ma è un’accurata investigazione dell’Universo nelle dieci direzioni; è un modo di esa­minare la vera forma di tutti i dharma. Se la porta dei mezzi abili è manifesta in modo da rico­prire l’intero Universo, anche se non com­pare alcun Bodhisattva, ancora pos­siamo varcarne la soglia.

Seppō[7] disse: “La terra intera è la porta della liberazione, ma molti rifiu­tano di entrare.” Dovremmo dunque sapere che anche se questa porta è aperta in tutti i paesi e in tutti i mondi, non è facile en­trare e uscire, e pochi compio­no lo sforzo per farlo. Comunque, indi­pendentemente dall’ardore con cui noi stessi tentiamo o non tentiamo, non possiamo co­stringere nessuno a entrare o uscire da questa porta. Coloro che l’attraversano cadono in errore, quelli che cercano di uscirne restano in­trappolati. Cosa dovremmo fare? Se cerchiamo di trascinare altri attra­verso questa porta, essa indietreggia e si allontana. Se cerchiamo di avvicinare la porta agli altri, non riu­sciamo a trovare il modo per entrare o uscire.

La porta dei mezzi abili è stata aperta” indica la corretta vera forma. ‘Indica la corretta vera forma’ permea tutto il tempo: per­mane du­rante l’inizio, la metà e la fine. Il principio dell’aprire la porta dei mezzi abili al momento giusto, è aprire la porta dei mezzi abili da un capo all’altro dell’intero Universo. Al momento giusto, se perce­piamo il mondo intero, vedremo molte cose fino a quel mo­mento nascoste. Ogni aspetto dell’Universo che viene rivelato consente di aprire la porta dei mezzi abili. Di conseguenza, tutte le porte dei mezzi abili sono aperte ma, tra le infi­nite porte, noi possiamo vedere solo quelle che si manifestano come no­stro volto originario. Questa eccel­lente, profonda conoscenza proviene dal potere del Sūtra del Loto.

Indica la corretta vera forma” sono parole della vera forma di tutti i dharma che rivelano il mondo intero e conducono alla sua realizza­zione. Il prin­cipio della vera forma di tutti i dharma è ri­velato a persone di ogni specie ed è manifesto in ogni cosa. Per questo, dunque, la suprema illuminazione dei quaranta[8] Bud­dha e Patriarchi appartiene a questo sūtra. Ciò significa che essa è proprietà di questo sūtra. Il cuscino per lo zazen e la piattaforma rialzata diventano il supremo risveglio e sono contenuti in questo sūtra. Solle­vare un fiore e sorridere, pro­strarsi e ottenere il midollo, appartengono a questo sūtra; questo sūtra li possiede completamente. La porta dei mezzi abili è stata aperta, e la vera forma è stata rivelata.

Oggi in Cina vi sono degli ignoranti che non comprendono i prin­cipï fondamentali e non riescono ad afferrare l’essenza del Dharma del Buddha. Essi cercano inutilmente di spiegare la vera forma in base alle loro analisi dei detti di Lao-tzu[9] e Chuang-tzu.[10] Co­storo sostengono che l’insegnamento di questi saggi è identico alla grande Via dei Buddha e dei Patriarchi, e che i Tre Insegnamenti[11] sono uno. Essi affermano perciò cose av­ventate; secondo loro, ad esempio, i Tre Insegnamenti costituiscono un tripode che privato di una delle gambe non può altro che cadere. Una si­mile sciocchezza non merita neppu­re di essere presa in considerazione. Chiunque affermi queste cose non può aver udito il Dharma del Buddha.

Il Dharma del Buddha è nato in India. Il Buddha Śākyamuni  visse ot­tant’anni e per cin­quanta proclamò il Dharma, insegnando a uomini e dèi. Egli insegnò a tutti i gli esseri senzienti e li condusse alla verità del Buddha. In seguito, ventotto Patriarchi indiani trasmisero corretta­mente il Dharma. L’insegnamento prosperò, ed era tenuto in grande considerazione; vi ade­rirono anche dèmoni e seguaci di altre dottrine. Il numero di coloro che sono divenuti Buddha e Patriarchi è troppo grande per poter essere valutato. Questi Patriarchi indiani non hanno mai cercato gli insegnamenti cinesi del Taoismo o del Confucianesimo, né hanno affermato che il Dharma del Bud­dha fosse carente sotto qualche aspetto. Se davvero i Tre Insegnamenti sono uno, allora le dottrine confuciane e taoiste avrebbero dovuto manife­stare se stesse al mondo contemporaneamente al Dharma del Buddha.

Tuttavia, la Legge del Buddha dice: “Nel cielo e sulla terra, io solo sono l’universalmente venerato.”[12] Considerate attentamente questo punto, e non dimenticatelo mai. Affermare che i Tre Insegnamenti sono uno è un farfugliare da bambini, e questi discorsi distruggeranno il Dharma del Buddha. Eppure, perfino tra coloro che insegnano agli dèi e agli impera­tori, numerosi sono coloro che la pensano così. In Cina, il Dharma del Buddha è attualmente in rapido declino. Il mio de­funto Maestro, il vec­chio Buddha, era molto preoccupato per questa triste situazione.

In sostanza, queste persone sviate seguono gli insegnamenti dell’Hīnayāna o delle dottrine eterodosse. Per più di trecento anni non hanno saputo che esiste una vera forma. Molti studiano la vera Legge dei Buddha e dei Patriarchi sol­o per sfuggire all’interminabile ci­clo del samsāra.[13] Altri non hanno alcuna idea sul motivo per cui stu­diano la vera Legge dei Buddha e dei Patriarchi. Costoro pensano che studiare la Via consista semplicemente nell’addestrarsi in un tempio. È vera­mente un peccato che la Via dei Buddha e dei Patriarchi sia stata ab­bandonata. Le poche persone eccellenti che ancora seguono realmente la Via, deplorano questa situa­zione. Non date retta ai discorsi insensati di certi stupidi; abbiate piuttosto compassione di loro.

Il Maestro Zen Engo[14] disse: “Il venire e l’andare di vita e morte è il vero corpo dell’uomo.” Investigate questa frase, conoscete voi stessi, e sperimentate direttamente il Dharma del Buddha.

Chōsa[15] disse: “Il vero corpo dell'uomo è l’intero Universo delle dieci direzioni. L’intero Universo delle dieci direzioni è per­vaso dalla nostra propria brillantezza.”

Poiché nella Cina odierna i monaci anziani non comprendono la necessità di investigare questa frase, nessuno la prende in considerazione. Se qualcuno sollevasse la que­stione si troverebbe di fronte a persone che arrossiscono e reagiscono con un vile silenzio. Il mio defunto Maestro, il vecchio Buddha, disse: “Di questi tempi, i monaci anziani non sono capaci di illuminare né il passato né il presente, e non comprendono i principi del Dharma. Se non sono in grado di afferrare gli aspetti elementari, come possono comprendere la natura dell’intero Universo? In realtà, essi non hanno neppure mai sentito parlare di simili questioni.” Dopo aver udito questo, ovunque andassi ponevo su questo tema precisi interrogativi ai monaci anziani, ma non ho mai ricevuto una vera risposta. È veramente deplorevole che così tanta gente tra­scorra inutil­mente i suoi giorni nella totale ignoranza.

Un giorno, il Maestro Zen O-an Donge[16] disse al Venerabile Tokki: “Se vuoi conseguire facilmente una profonda comprensione, risveglia la mente e mantieni i tuoi pensieri concentrati sul Buddha, durante ogni ora della giornata. Con null’altro che il Buddha nella mente, otterrai improv­visamente l’inottenibile; è come il grande spa­zio, vasto e senza forma. Unifica davanti e dietro, congiungi assoluto e relativo, dimentica la distin­zione tra intuizione e analisi, e armonizza passato, presente e futuro. Giunto a questo stadio, diventerai un onni­sciente, non-agente uomo della Via.”

Questo insegnamento, pur con tutta la forza dell’esperienza di O-an, rivela solo l’ombra delle cose così come sono. Quando davanti e dietro sono unificati si ottiene forse il Dharma del Buddha? Che cos’è questo ‘Davanti e dietro’? Dice che ciò che i Buddha e Patriar­chi sperimentano è vasto e senza forma, ma quale è la funzione di ‘Vasto e senza forma’? Se riflettiamo su tutto ciò, comprendiamo che O-an non ha mai conosciuto, visto, ottenuto, o colpito questo spazio.

Risveglia la mente e mantieni i tuoi pensieri concentrati sul Bud­dha.” Esiste il principio secondo cui la mente è immutabile, dunque come può essere risvegliata durante ogni ora del giorno? Non è forse certo che la mente si manifesta durante ogni ora del giorno? Se tutte le ore del giorno non si manifestano all’interno della mente, come può la mente es­sere risvegliata? Come possono i nostri pensieri essere concentrati? I pen­sieri sono mobili o immobili? Possono essere concentrati, o no? Che cosa si muove? Che cosa non si muove? Che cosa significa pensiero?

Il pensiero è presente durante tutte le ore del giorno? Op­pure tutte le ore del giorno sono all’interno della mente? O ancora i due sono indi­pendenti? Egli dice che se siamo concentrati durante ogni ora del giorno, possiamo ottenere facilmente la comprensione; ma che cosa, in effetti, ot­teniamo facilmente? ‘Facil­mente compreso’ è una frase dei Buddha e dei Patriarchi? Nella Via del Buddha non si parla mai di ‘Facile da compren­dere’ o ‘Difficile da comprendere’. Perciò Nangaku e Kōsei seguirono i loro maestri e si addestrarono di­ligentemente nella Via per molti anni.

Sia pur affermando che otterremo l’inottenibile improvvisamente, lo stesso O-an non può neppure sognarsi di vedere la Via dei Buddha e dei Patriarchi. Con una capacità così limitata come potrebbe comprendere fa­cilmente la verità ultima? Si può affermare con certezza che egli deve an­cora chiarire la grande Via dei Buddha e dei Patriarchi. Se il Dharma fosse così come egli dice, non avrebbe potuto essere trasmesso fino ai giorni nostri.

Per quanto debole sia la comprensione di O-an, sarebbe ben diffi­cile trovare qualche monaco anziano, in tutti i monasteri qui e in altri Paesi, dotato di una capacità analoga. Infatti, molti ritengono che O-an sia di gran lunga il maestro migliore. Tuttavia, non è affatto certo che egli abbia penetrato il Dharma. Al contrario, si può dire con sicurezza che egli fu un grega­rio, nulla più che un monaco ordina­rio. O-an aveva una certa capacità di penetrare il carattere degli altri; la maggior parte dei mo­naci anziani non pos­siede neppure tale mode­sto talento. Questo è dovuto al fatto di non essere capaci di vedere se stessi. Per quanto lo studio della Via di O-an fosse incom­pleto, ancora supera la capacità d’investiga­zione degli anziani d’oggi. O-an ebbe l’opportunità di udire le giuste pa­role ma non riuscì ad ascoltarle cor­rettamen­te e quindi a sperimentarle nella loro piena dimensione. Se era così in passato, è possibile che si sia risvegliato da solo, ora? Nes­suno degli attuali monaci anziani, in Cina, è in grado di valutare cor­rettamente O-an e così le loro azioni sono del tutto inadeguate. Per questo, essi non riescono a comprendere la vera forma delle parole di Buddha e Patriarchi e neppure distinguere quali siano e quali non siano parole di Buddha e Patriarchi. Tra tutti i monaci anziani e le mag­giori autorità degli ultimi due o trecento anni, nessuno ha visto la Via, né ha conosciuto la vera forma.

Una notte il mio defunto Maestro Tendō, il vecchio Buddha, re­citò questi versi:

 

Stanotte, Tendō possiede un vitello

e custodisce la vera forma del

volto dorato del Buddha.

Magari desiderate acquistarli, ma

essi non hanno prezzo.

Un cucù, tutto solo, canta sopra le nuvole.”

 

I venerabili che padroneggiano la Via chiamano questo ‘Vera forma’. Coloro che non conoscono il Dharma del Buddha né hanno mai indagato la Via, non possono chiamarlo ‘Vera forma’. Ho udito questi versi in una notte della prima­vera del 1236, mentre il suono della grande campana del tempio riecheggiava tre volte.

Quella notte, dopo aver preso il mio zagu[17] ed aver indossato il kesa, avevo lasciato la sala dei monaci e controllato che fosse esposto il segnale indicante che la stanza del maestro è aperta. Dapprima rag­giunsi con gli altri monaci la Sala del Dharma; poi, passando per l’ala occidentale, salii alla Sala della Luce Serena e di lì un’altra rampa di scale, fino alla Volta della Grande Brillantezza. Le stanze dell’abate sono ubicate in questa zona. Oltre il grande paravento, mi avvicinai all’incensiere; lì bru­ciai dell’incenso e feci una prostrazione. Avevo supposto che ci fosse una fila di monaci che attendevano di es­sere ammessi nell’appartamento del maestro, ma non c’erano altri nei dintorni. Di fronte alla porta (della stanza) del maestro c’era un paravento di bambù, attraverso il quale po­tevo udire la sua voce mentre insegnava il Dharma. Proprio allora soprag­giunse Sokon, il capo dei monaci, che bruciò incenso e fece una prostra­zione. Gettai un’occhiata al di là del paravento e vidi che (il locale) era affollato di monaci che, in piedi, stavano ascoltando il discorso di Nyojō. Scivolai nella stanza, dietro la calca, e mi accinsi ad ascoltare rispettosa­mente.

Il Maestro stava esponendo la storia del Maestro Zen Hōjō,[18] del monte Daibai. Al racconto di come Hōjō indossasse un abito di artemisia e si cibasse solo di aghi di pino, tutti i monaci si commossero fino alle lacrime. Il Maestro Nyojō parlò quindi della prassi del Buddha Śākyamuni, sul Picco dell’Avvoltoio. Anche questo racconto ci riempì gli occhi di la­crime. Poi disse: “Presto avrà inizio il ritiro sul monte Tendō.[19] Coinci­derà col periodo primaverile, quando non fa né troppo caldo né troppo freddo, ed è perciò il momento migliore per sedere in zazen. Perché non voler sedere sempre di più?” Quindi recitò i versi che ho riferito prima e colpì seccamente la sedia con la mano destra, per segnalare che tutti i presenti potevano en­trare nella stanza interna del suo appartamento. Il maestro ci parlò infine del grido del cucù, tanto pene­trante da frantumare il bambù di monta­gna. Non disse altro. Tutti i monaci erano in silenzio, profondamente ri­spettosi.

Questo modo di entrare nella stanza del maestro non è in uso al­trove; solo il mio defunto Maestro, il vecchio Buddha Tendō, lo applicava correttamen­te. Quando il maestro tiene un discorso infor­male, i monaci si raccolgono attorno al seggio dell’abate e al para­vento. Nel momento in cui un altro gruppo di monaci si pre­senta per entrare nella stanza, coloro che hanno terminato di ascoltare, escono in fila, silen­ziosamente. I monaci che inten­dono rimanere, stanno fermi al loro po­sto conservando il corretto atteg­giamento, cosicché tutti possono osservare i gesti del maestro e udire le sue parole. In nessun altro luogo si segue questa prassi; nessun altro an­ziano è in grado di agire così. Secondo i casi, c’è chi vuole entrare per primo e chi vuole en­trare per ultimo. Non dimenticate che ogni persona ha il suo partico­lare modo di fare.

Siamo nel 1243 e da quell’episodio sono passati diciotto anni. Dal monte Tendō fino a qui, quante montagne e quanti fiumi ho attraversato? Eppure, la vera forma delle magnifiche parole e delle meravigliose frasi del mio Maestro sono incise nelle ossa e nel mi­dollo del mio corpo e mente. Anche in questo preciso momento posso ram­mentare con chiarezza la me­ravigliosa esperienza dell’entra­re nella stanza. Quella notte la luce della luna ammantava i giardini del tem­pio e i cucù cantavano senza interru­zione; era una bella notte tran­quilla.

Una volta, il Grande Maestro Genshain Soitsu[20] mentre inse­gnava ai suoi discepoli, udì il trillo di una rondine. Allora disse: “Con la profonda esposizione della vera forma, la buona Legge è stata proclamata pro­prio ora!” Un monaco, mentre Gensha scendeva dal seggio, disse: “Non capisco.” Gensha urlò: “Vai fuori! Non posso cre­dere a quello che hai detto!” La maggior parte della gente pensa che le parole di Gensha “La pro­fonda esposizione della vera forma” si riferiscano alla vera forma udita nel trillo della rondine. Non è così. Mentre stava parlando, Gensha udì la voce di una rondine; né Gensha, né la rondine stavano profondamente ascoltando la vera forma in modo cosciente. Essa non sorse da nessuno dei due ma, semplicemente,  il profondo ascolto della vera forma avvenne nel momento giusto.

Possiamo approfondire ulteriormente questo episodio. Ab­biamo le parole: insegnare, udire il trillo di una rondine, la profonda esposi­zione della  vera forma, la buona Legge è stata proclamata proprio ora!, scendere dal seggio, non capisco, e poi Gensha che urlò: “Vai fuori! Non posso credere a quello che hai detto!” Anche se ‘Non capisco’ non è la vera forma per ottenere l’insegnamento di Gensha, è però la linfa vitale dei Buddha e dei Pa­triar­chi – è le ossa e il midollo dell’Occhio e Tesoro della Vera Legge.

Dobbiamo sapere che anche se il monaco avesse detto “Ca­pisco” oppure “Sono in grado di spiegarlo”, ancora Gensha avrebbe risposto: “Vai fuori! Non posso credere a quello che hai detto!” Le pa­role di Gen­sha non dipendono dal fatto che il monaco avesse capito oppure no. In verità chiunque, e non soltanto questo monaco, ha la pos­sibilità di realizzare la vera forma di tutti i dharma, di penetrare cor­rettamente la linfa vitale dei Buddha e dei Patriarchi, e di investigare accuratamente la vera forma. Tutti gli studenti, nella linea di trasmissione di Seigen,[21] realiz­zano tutti questi aspetti.

Dovremmo sapere che la ‘Vera forma’ è ciò che fluisce cor­retta­mente nella trasmissione da maestro a discepolo; ‘Tutti i dharma’ è la pro­fonda investigazio­ne di ‘Solo il Buddha trasmette il Buddha’. ‘Solo il Buddha trasmette il Buddha’ è la vera forma della realtà.

 

 

Trasmesso, nel mese di settembre del 1243, ad un gruppo di monaci del Kippōji, nell’Echizen, Giap­pone.

 

 



[1] Si veda il Sūtra del Loto, pag. 71.

[2] Talità, ovvero semplicemente ciò che è, così com’è.

[3] Si tratta di, un pennacchio generalmente composto da un lungo ciuffo di peli di animale, bianchi, che un maestro tiene in mano durante una lettura o una cerimonia. In origine era utilizzato in India per allontanare gli insetti dal proprio percorso.

[4] Lett. “Così arrivato”.

[5] Parole del Maestro Engo Kokugon. Si veda il cap. 37, Shunjū.

[6] In sanscrito Candra-sūrya-pradīpa Buddha. Si veda il Sūtra del Loto, pag. 60.

[7] Il Maestro Seppō Gison (822-907), uno dei due successori del Maestro Tokusan Senkan. Shinkaku Zenji è il suo titolo postumo. [Hsüeh-feng I-ts’un]

[8] Quaranta suggerisce i sette antichi Buddha, più i trentatré Patriarchi fino al Maestro Daikan Enō. Si veda il cap. 52, Busso.

[9] Lao-tzu (nato intorno al 604 a.C.), il fondatore del Taoismo. La leggenda narra che passò 81 anni nell’utero materno, e che nacque coi capelli grigi.

[10] Chuang-tzu, uno dei più grandi filosofi taoisti.

[11] Buddhismo, Taoismo e Confucianesimo.

[12] La leggenda vuole che, subito dopo essere nato, il Buddha percorresse sette passi in ognuna delle quattro direzioni e, puntando con una mano al cielo e con l’altra alla terra, pronunciasse queste parole.

[13] L’erranza di esistenza in esistenza, il ciclo delle rinascite.

[14] Il Maestro Engo Kokugon (1063-1135), nella linea di trasmissione del Maestro Yōgi Hōe. Ha scritto la “Raccolta della Roccia Blu”. [Yüan-wu K’o-ch’in]

[15] Il Maestro Chōsa Keishin (?-868), nella linea di trasmissione del Maestro Nansen Fugan. [Chang-sha Ching-ts’en]

[16] Il Maestro Ōan Donge (1103-1163), nella linea di trasmissione del Maestro Rinzai Gigen. [Ying-an T’an-hua]

[17] Tappetino per le prostrazioni.

[18] Il Maestro Daibai Hōjō(752-839), è nella linea di trasmissione del Maestro Baso Dōitsu. Questa storia è riportata nel cap. 16, Gyōji. [Ta-mei Fa-Ch’ang]

[19] Il ritiro estivo di novanta giorni. Si veda il cap. 72, Ango.

[20] Il Maestro Gensha Shibi (835-907), un successore del Maestro Seppō Gison. Noto anche come Sōitsu Daishi. [Hsüan-sha Shih-pei]

[21] Sia il Maestro Gensha, sia il Maestro Dōgen, appartengono alla linea di discendenza del Maestro Seigen Gyōshi.