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MUJŌSEPPŌ

Gli Esseri Insenzienti Predicano la Legge

 

 

In questo capitolo l’insegnamento del Maestro Dōgen sottolinea come le cose inanimate quali alberi, torrenti e montagne, naturalmente e costantemente proclamino il Dharma. Anche gli uomini sanno proclamare il Dharma da esseri, in un certo senso, inanimati; ciò accade quando si dimori nella condizione non-emo­zionale. In particolare, per enfatizare questo punto di vista, il Mae­stro Dōgen commenta due collo­qui: uno tra il Maestro Daishō ed un monaco, l’altro tra il Ma­estro Tōzan ed  il Maestro Ungan.

 

Predicare la Legge è realizzare l’illuminazione trasmessa da Buddha e Patriarchi a Buddha e Patriarchi. ‘Predicare la Legge’ è la Legge della predi­cazione: non dipende da un’esistenza dotata o non dotata di vita, dall’agire o dal non agire, né da rapporti karmici, né da causa o da effetto. La trasmissione della Via nell’ambito del Dharma del Bud­dha è come il percorso degli uccelli che non lascia traccia. Se la grande Via è piena­mente realizzata, la predi­cazione della Legge è pienamente realizzata. In qualunque tempo e luogo si manifesti la Legge, lì la Legge è predica­ta. Sollevare il fiore fu una predicazione, trasmettere il kesa fu la trasmis­sione della predicazione della Legge.

Dunque, tutti i Buddha e i Patriarchi sono eterna­mente dediti alla predicazione della Legge. L’essenza del pre­dicare la Legge esi­steva prima che comparissero Buddha e Patriarchi. Non limitate la vo­stra indagine alla sola predicazione della Legge da parte dei Buddha e dei Patriarchi. Tutti i Buddha e Patriarchi sono essi stessi procla­mati da questa proclamazione. La predicazione della Legge non consiste soltanto negli ottantaquattromila insegnamenti: le possibilità sono invece illi­mitate. Non stabilite che la predicazione della Legge da parte dei Bud­dha del passato è spiegata dai Buddha successivi. I Buddha del passato non possono diventare Buddha del futuro. Una predicazione antica non è la stessa cosa di una predicazione recente. Per questo, Śākyamuni disse: “In armonia con il modo di predicare la Legge da parte dei Buddha dei tre mondi, ora io proclamo formalmente la Legge, la Legge indifferenziata, universale.”

Predicare la Legge da parte di tutti i Buddha” significa che tutti i Buddha usano questa frase per predicare la Legge. Tutti i Buddha trasmettono correttamente la predicazione della Legge, perciò essa è stata correttamente trasmessa dagli antichi Buddha ai sette Buddha del passato, e da questi fino ai giorni nostri. Contemporanea­mente, gli esseri insen­zienti predicano la Legge e tutti i Buddha e Pa­triarchi sono presenti in questa predicazione. Non trascurate la corretta trasmissione, e nemmeno stabilite che ‘Ora io pro­clamo la Legge’ è una nuova versione dell’insegnamento. Non dovete credere che l’antica, corretta trasmissione sia ora qualcosa di inutile, come un nido abban­do­nato in una caverna di dèmoni.

Una volta, un monaco così interrogò il Grande Insegnante Nazio­nale Daishō,[1] del Kotakuji nel Saikyo: “Gli esseri insenzienti effet­tuano la predi­cazione della Legge?” L’Insegnante Nazionale disse: “Sempre, con forza, predicano ininterrotta­mente la Legge.” Il monaco chiese: “Perché non riesco a sentirla?” L’Insegnante Nazionale ri­spose: “Che tu non riesca a sentirla non significa che altri non pos­sano sentirla.”[2] Il monaco disse: “Non capisco. Quale tipo di persona può udirla?” L’Insegnante Nazionale rispose: “Tutti i santi possono udirla.” E aggiunse: “Io non riesco a sen­tirla.” Il monaco allora disse: “Se neppure tu riesci a sentirla, come posso credere che davvero gli esseri insenzienti predichino la Legge?” L’Insegnante Nazionale disse: “Per fortuna non posso udirla. Altrimenti sarei uno dei santi e tu non riusciresti a udire la mia predicazione.” Il monaco disse: “Se è così, nessun essere senziente è in grado di com­prenderla.” “Predico la Legge per gli esseri sen­zienti, non per i Buddha”, replicò allora l’Insegnante Nazionale. Il monaco chiese: “Cosa succede se gli esseri senzienti odono la tua predicazione?” L’Insegnante Nazionale rispose: “Allora non sono più esseri senzienti.”

Tutti gli studenti che vogliano indaga­re la predicazione della Legge da parte degli esseri insen­zienti,[3] siano essi principianti o esperti, de­vono investigare in prima persona questo dialogo tra l’Insegnante Nazio­nale e il monaco.

Sempre’ significa in ogni istante, ‘ininterrottamente’ si­gni­fica che la predicazione della Legge è eternamente manifesta. Non dobbiamo stabilire che il principio “Gli esseri insenzienti predicano la Legge” è simile alla predicazione da parte degli esseri viventi, perché il principio per cui gli esseri viventi predicano la Legge è basato sui suoni e le voci degli esseri umani. Cercare di applicare i principï che valgono per i suoni emessi da esseri viventi, ai suoni emessi  dagli es­seri insen­zienti, non è la Via del Buddha. La predicazione della Legge da parte degli esseri in­senzienti non è necessariamente un suono che possiamo udire at­traverso i sensi. Per esempio, la predicazione della Legge da parte degli es­seri viventi, non ha nulla a che fare con le caratteristiche del suono. Dovete indagare a fondo questi temi: “Che cosa è vivente?”, “Che cosa è inani­mato?”, “Chi è sé e chi è l’altro?”

Investigate perciò con cura il fatto che gli esseri insenzienti pre­dicano la Legge. Chi pensa che questa predicazione sia ad esempio il fru­scio del vento tra i pini, o lo stormire delle foglie e dei fiori, è uno sciocco e non è un vero studente del Dharma del Buddha. Se que­sti fenomeni fos­sero veramente la predica­zione della Legge da parte degli esseri insen­zienti, chiunque potrebbe sentirla e comprenderla.

Riflettete su questo: l’erba e gli alberi fanno parte del mondo inanimato o di quello vivente? È poi così facile definire la dif­ferenza tra questi due mondi? Ritenere che erba e alberi, tegole e pie­tre siano insen­zienti significa non aver investigato a fondo; pensare che gli esseri insen­zienti siano l’erba e gli alberi, le tegole e le pietre, è altrettanto inade­guato. Anche entità ordinarie quali erba e piante, che tutti gli esseri umani possono vedere, non si possono facilmente cata­logare attraverso distin­zioni banali. Ciò che un essere umano considera come albero è  diverso da ciò che un essere celestiale classifica come albero; gli alberi in Cina non sono uguali a quelli che crescono qui. L’erba e gli alberi vicino all’oceano sono diversi da quelli che si trovano in montagna. Ci sono al­beri che crescono nel cielo, e alberi che crescono nelle nuvole. Mi­gliaia di erbe e piante crescono nel vento, nel fuoco e negli altri ele­menti.

Generalmente suddividiamo gli esseri in viventi e insenzienti, ma in realtà certe erbe e alcuni alberi sono esseri umani o ani­mali. Non c’è una netta distin­zione tra esseri viventi e insenzienti. La gente non du­bita dell’esistenza di albe­ri, pietre, fiori e frutti prodi­giosi, o delle sorgenti termali calde: perché dovrebbe essere così diffi­cile credere nella predica­zione della Legge? Non è corretto esprimere opinioni su erbe e piante di altre terre e mondi, basandosi soltanto su quelle che esistono nella nostra minuscola provincia, o in questa pic­cola isola.

L’Insegnante Nazionale disse: “Tutti i santi la possono udire.” Ciò signi­fica che quando gli esseri insenzienti predicano la Legge, tutti i santi si fermano e ascoltano. I santi e le cose inanimate vicendevol­mente predicano e prestano ascolto. Poiché gli esseri vi­venti hanno già predicato la legge per i santi, come possiamo affer­mare che gli esseri in­senzienti siano santi o profani? Quando avremo chiarito il principio per cui gli esseri insenzienti predicano la Legge, saremo in grado di udire ciò che odono tutti i santi. Facendo questa esperienza, potremo apprezzare il mondo dei santi. Dobbiamo stu­diare la capacità di tra­scendere la distin­zione tra sacro e profano.

L’Insegnante Nazionale disse: “Io non riesco a sentirla.” Non pensate che questa risposta sia facile da capire. Quando sacro e profano sono trascesi, diventa forse ‘Non riesco a sentirla’? Quando i due aspetti correlati di sacro e profano sono frantumati, è forse ‘Non riesco a sen­tirla’? Dunque investigate, addestratevi duramente e rea­lizzate la Via.

L’Insegnante Nazionale disse: “Per fortuna io non posso udirla. Se ci riuscissi, sarei uno dei santi.” Questa non è una afferma­zione facile. L’‘Io’ di ‘Per fortuna io’ non è un santo o un essere mondano, ma è forse un Buddha o un Patriarca? I Buddha e Patriarchi trascendono sacro e pro­fano, perciò giungono nel luogo dove ‘Tutti i santi possono udirla’.

Dopo che abbiamo investigato la frase dell’Insegnante Nazionale “Tu non riusci­resti a udire la mia predicazione”, possiamo sperimen­tare l’illuminazione di tutti i Buddha e di tutti i santi. Il punto essen­ziale è questo: la predicazione della Legge da parte degli esseri insen­zienti è ‘Tutti i santi la sentono’; la predicazio­ne della Legge da parte dell’Insegnante Nazionale è ciò che il monaco può udire. Dedi­cate tempo sufficiente ad investigare e chiarire questo principio. Interroghiamo l’Insegnante Nazionale: vogliamo sapere cosa succede dopo che gli esseri senzienti hanno udito la Legge. Vo­gliamo sa­pere del preciso momento in cui la stanno ascoltando. Che cosa sono in quel momento?

Il Grande Insegnante e Alto Patriarca Tōzan Gohon[4] chiese una volta al suo Maestro, il grande Patriarca Ungan Donjo: “Chi è in grado di udire gli esseri insenzienti predicare la Legge?” Ungan ri­spose: “Sono gli esseri insenzienti che sentono la predicazione degli esseri insenzienti.” Tōzan chiese: “Venerabile Maestro, tu puoi udirla?” Ungan disse: “Se potessi udirla, tu non potresti sentirmi predicare.” Allora Tōzan disse: “Se è così, allora non sono in grado di udire la tua predicazione.” Ungan re­plicò: “Se non riesci a udire nep­pure la mia predicazione, come puoi sen­tire quella degli esseri insen­zienti?” Tōzan compose allora questi versi, che presentò al suo Mae­stro:


Meravi­glioso! Meraviglioso! La predicazione da parte degli es­seri insenzienti è incredibil­mente sublime! Non la coglierai se cerchi di udirla mediante l’orecchio.[5] Ascolta­la mediante l’occhio,[6] e riusci­rai ad afferrarla.”


È necessario indagare tutta la vita per cogliere il significato della frase di Tōzan: “Chi è in grado di udire gli esseri insenzienti predi­care la Legge?” Questa domanda possiede di per sé un grande merito. In questa frase troviamo pelle, carne, ossa e midollo; è molto di più che una semplice trasmissione da mente a mente.[7] La trasmis­sione da mente a mente è la corretta investigazione dei principianti e degli studenti avan­zati. La chiave di tutto questo consiste nella corretta trasmissione del kesa e della Legge. Sfortunatamente, oggi la gente spera di ottenere dei risultati dopo aver studiato tre o quattro mesi.

La capacità di cogliere l’essenza della frase dell’Insegnante Nazionale “Tutti i santi sono in grado di udire la predicazione della Legge da parte degli esseri insenzienti”, presuppone la domanda:  “Chi è in grado di udire gli esseri insenzienti predicare la Legge?” Ciò dimo­stra forse che Tōzan aveva afferrato il cuore della frase di Daishō, o no? Se non avesse posto la domanda in quel momento, ci sarebbe stata una ri­sposta? Se non aveva capito che cosa Daishō vo­leva dire, come poteva af­fermare simili cose? Se, invece, aveva capito tutto, la sua comprensione non sarebbe stata proprio questa? Se riesce ad afferrarlo, che cosa capi­sce?

Ungan disse: “Sono gli esseri insenzienti che sentono la predi­cazione degli esseri insenzienti.” Quando trasmettiamo corretta­mente que­sta linfa vitale, stiamo investigando con ‘Corpo e mente la­sciati cadere’. “Sono gli esseri insenzienti che sentono la predicazione degli esseri insen­zienti” è la predicazione della Legge da parte di tutti i Buddha, è la forma di tutti i Buddha che ascoltano la Legge. Tutti coloro che sentono la pre­dicazione della Legge da parte degli esseri insenzienti, indipendente­mente dal fatto che siano viventi, insenzienti, profani, saggi o santi, sono esseri insenzienti. Tutte le cose, passate e presenti, debbono essere valu­tate con questo parametro.

Non do­vremmo utilizzare alcun insegnamento che non sia stato correttamente trasmesso da un vero Patriarca, anche se pro­viene dall’India. Anche dopo mille o diecimila anni di studio, non dob­biamo trasmettere un insegnamento che non sia basato sulla corretta trasmissione. Al mo­mento, in Cina esiste ancora una corretta trasmissione e non è poi così difficile valutare se una trasmissione sia autentica, o no. Anche se riu­sciamo ad afferrare il fatto che la predicazione della Legge da parte degli esseri sen­zienti è udita dagli esseri senzienti, ancora dobbiamo ricevere le ossa e il midol­lo di tutti i Buddha e Patriarchi. Nell’udire e comprendere le frasi di Ungan e Daishō, scopriamo che i santi che odono queste parole sono insenzienti, e che gli esseri insen­zienti che odono queste parole sono santi. Questo perché gli esseri in­senzienti che predicano in modo inanimato sono esseri insenzienti che proclamano la Legge in modo inanimato.

Nella risposta di Tōzan “Se è così, allora non sono in grado di udire la tua predicazione” le parole ‘Se è così’ stanno per ‘Se sono gli es­seri  insenzienti ad udire la predicazione degli esseri insen­zienti’. Il principio che sono gli esseri insenzienti che sentono la predica­zione degli es­seri insenzienti, conduce ad ‘Allora non sono in grado di udire la tua predi­cazione’.

Quando sentì parlare degli esseri insenzienti che predicano la Legge, Tōzan non era soltanto un monaco seduto in ultima fila ma era egli stesso un essere inanimato che predica la Legge. Una simile condizione, realizzata con forza, può frantumare il cielo. Egli non solo sperimentò la predicazione della Legge da parte degli esseri insen­zienti, ma udì anche la predicazione degli esseri insenzienti che non può essere udita. Inoltre, egli sperimentò la predicazione della Legge non predicata dagli esseri viventi, e conobbe le predicazioni passate, presenti e future. Udendo la predica­zione che non può essere udita, egli comprese chiaramente il principio in base al quale si distinguono esseri viventi ed esseri insenzienti.

Udire la Legge non ha solamente a che fare con il senso dell’udito. La Legge può essere udita col proprio intero potere, con mente e corpo; può essere udita molto prima che nascano i propri ge­nitori, prima che si manifesti il primo Buddha, e dopo tutta l’eternità. La Legge può es­sere udita prima che esista un corpo e dopo che la mente è scomparsa. Udire la Legge in questo modo produce sempre merito. Non affermate che udire la Legge, senza esserne consapevoli, non produce merito. Anche dopo che la mente è dissolta e il corpo è scomparso, c’è ancora me­rito nell’udire la Legge. Si può acquisire merito udendo la Legge anche senza una mente o un corpo. Sicura­mente tutti i Buddha e i Patriarchi hanno passato del tempo in questa condizione; per questo sono diventati Buddha e Patriarchi. Il potere della Legge influisce su corpo e mente; non pos­siamo neppure imma­ginarci la sua grande forza. Finché siamo limitati da corpo e mente, non siamo in grado di conoscerla completamente. La virtù insita nell’udire la Legge, pianta nel campo di corpo e mente dei semi che non moriranno mai. Al momento giusto, i semi germo­gliano e producono frutti.

Gli sciocchi pensano che se qualcuno ascolta la Legge per molto tempo, senza progredire nella comprensione e senza ricordarsi al­cunché, allora non ne ricava alcun merito. Uomini e dèi studiano e ascol­tano la Legge con il loro intero corpo e mente, e questa è la cosa più im­portante che possono fare. Chi dimentica la Legge e poi si stu­pisce se non ottiene risultati, ovviamente non è riuscito a incontrare un valido ma­estro. Se non avviene una trasmissione diretta, viso a viso, un inse­gnante non può essere considerato un vero maestro. C’è un vero maestro quando c’è corretta trasmissione da Buddha a Buddha.

Gli sciocchi sostengono che per fare qualche progresso è neces­sario conoscere consapevolmente e trattenere le cose nella mente, almeno per un po’ di tempo. Al momento giusto il vero merito abbraccia il corpo passato e presen­te, la mente passata, presente e fu­tura, abbraccia causalità e karma,[8] forma, natura, potere, Buddha, Patriarchi, sé, altri, pelle, carne, ossa e mi­dollo. Da un capo all’altro del cielo e della terra, il merito è realizzato nelle parole della predicazione e nelle atti­vità quotidiane di sedersi, gia­cere e così via. Anche se non è facile conoscere il tremendo potere insito nell’udire la Legge, se viviamo nella comunità dei Buddha e dei Pa­triarchi e investighiamo profondamente la loro pelle, carne, ossa e midollo, avremo una grande opportuni­tà di conseguire la virtù propria dell’udire la Legge; ricordate che il potere della Legge non declinerà mai. Così, se­condo le capacità individuali, si avrà un addestramento lungo o breve ma, alla fine, l’effetto che ne consegue si manifesterà. An­che se non è necessario ricordare a memoria innumerevoli dettagli, non è sufficiente conoscere a fondo un solo aspetto. Nel condurre la vostra indagine imparate che Tōzan sperimentò una simile compren­sione.

Ungan disse: “Se non riesci a udire neppure la mia predica­zione, come puoi sentire quella degli esseri insenzienti?” Quando Tō­zan udì questa frase, la sua mente si aprì immediatamente alla grande illumi­nazione, ed egli riuscì ad afferrare l’intimo insegnamento di Un­gan e a trasmettere le ossa e il midollo del suo padre patriarcale. ‘Tu non puoi udire la mia predicazione’, non è il dire di una persona comune. Esistono diecimila modi di udire la predi­cazione della Legge da parte degli esseri insenzienti, ma il Maestro affermava che non dovremmo usare la coscienza ordinaria per ascol­tarla. Questo punto fondamentale della trasmissione è veramente un grande mistero. Coloro che restano intrappolati nel sacro e nel profano non potranno mai co­glierlo.

Tōzan presentò a Ungan una poesia: “La predicazione da parte degli esseri insenzienti è incre­dibilmente sublime! Meraviglioso! Meravi­glioso!” Dunque, gli esseri insenzienti e la loro predicazione della Legge sono incredibilmente sublimi! Che cosa è questo insen­ziente? Sappiate che ciò non ha nulla a che fare con sacro e profano, vivente o insenziente. Profano e sacro, vivente e insenziente, predicare e non predicare sono tutti incredibilmente sublimi. L’incredibil­mente sublime è meraviglioso, ed è ancora più che mera­viglioso. Non di­pende dalla saggezza o dalla consa­pevolezza degli esseri mondani e dei santi, ed è ben al di là delle capacità degli dèi e degli uomini. Cer­care di udire questa predi­cazione con l’orecchio è impossibile; nep­pure le orecchie degli dèi e dell’intero Uni­verso sono in grado di sen­tirla. Non è possibile sentire gli esseri insen­zienti che predicano la Legge neppure usando orecchie di muri e bastoni, perché questa pre­dicazione non viene udita con le orecchie. Se cercate di ascoltarla con le orecchie non la udrete mai, anche se vi sforzate per mil­lenni. Sorge prima che vi sia suono, e non è la caverna in cui abitano santi e uomini mondani.

Se ascolti attraverso gli occhi, conseguirai la conoscenza.” Al­cuni hanno usato questa frase come se rispecchiasse il punto di vista umano circa il vedere erba, alberi, fiori e uccelli nel loro aspetto immuta­bile. Questa opinione è errata ed è totalmente difforme dal Dharma del Buddha; nella Via non esiste un simile principio. Qualun­que sia il luogo in cui investighiamo la frase di Tōzan “Ascolta il suono mediante l’occhio”, lì si sentono gli esseri insenzienti predicare la Legge; è l’occhio stesso. Il luogo in cui si manifesta il suono di questa predicazione è l’occhio stesso. Questo occhio deve essere investigato a fondo. Udire il suono mediante l’occhio è la stessa cosa che udire con l’orecchio, e tuttavia udire con l’orecchio non è lo stesso che udire con l’occhio. Non stabilite che l’orecchio svolge la sua funzione all’interno dell’occhio, o che l’occhio stesso è un orec­chio, oppure che il suono si manifesta nell’occhio.

Un eminente antico[9] ha detto: “L’intero mondo delle dieci dire­zioni è nell’occhio di un monaco.” Quando udite il suono me­diante questo solo occhio, non è quello che intende Tōzan con la frase: “Udire il suono mediante l’occhio.” Dovremmo riuscire a capire che la frase “L’intero mondo delle dieci direzioni è nell’occhio” significa che il mondo intero è questo singolo occhio. E ancora, vi sono mi­gliaia di occhi delle mani, migliaia di occhi della vera Legge, migliaia di occhi delle orecchie, migliaia di occhi della lingua, migliaia di oc­chi della mente, mi­gliaia di occhi che penetrano la mente, migliaia di occhi che penetrano il corpo, migliaia di occhi sulla punta di un ba­stone, migliaia di occhi prima che esistesse un corpo, migliaia di occhi prima che esistesse una mente, migliaia di occhi della morte nella morte, migliaia di occhi della vita nella vita, migliaia di occhi di sé, migliaia di occhi di altri, migliaia di occhi dell’investigazione, migli­aia di occhi verticali e migliaia di occhi oriz­zontali.

Potremo così comprendere che l’illimitato occhio è il mondo illimitato; sappiate, tuttavia, che l’occhio non potremo mai pene­trarlo totalmente. È essenziale, nella nostra ricerca, udire il suono della predica­zione degli esseri insenzienti mediante l’occhio. Il punto centrale della frase di Tōzan è: benché sia difficile udire questa predi­cazione attra­verso l’orecchio, essa può essere udita mediante l’occhio. Inoltre, possiamo udire il suono nel corpo intero e in ogni parte di esso. Anche se non riusciamo a fare l’esperienza completa di udire attraverso l’occhio, dobbiamo prima padroneggiare e poi lasciar cadere la predicazione della Legge da parte degli esseri in­senzienti, e gli stessi es­seri insenzienti che odono la Legge. Questo principio è stato spiegato dal mio defunto Maestro: “Una pianta di zucca è un groviglio di tralci avvolto nei suoi stessi viticci.” Questo è il giusto occhio di Ungan, e ossa e mi­dollo della predicazione della Legge da parte degli esseri insenzienti. In conformità al principio per cui tutti gli insegnamenti sono predicati dagli esseri insenzienti, esso diventa la predicazione della Legge degli esseri in­senzienti. Questo è il tradizio­nale insegnamento. Gli esseri insenzienti predicano la Legge per gli esseri insenzienti. Che cos’è un essere insen­ziente? Dob­biamo sa­pere che è un essere il quale sente la predicazione della Legge fatta dagli esseri insenzienti. Che cos’è la predicazione della Legge? Dob­biamo capire che non siamo consapevoli di essere, noi stessi, esseri insenzienti.

Un monaco chiese al Grande Insegnante Jisai[10] del monte Tosu, nel Jōshū: “Che cos’è la predicazione della Legge da parte degli esseri in­senzienti?” Il Maestro disse: “Un linguaggio non abusivo.”

Qui la risposta di Tosu è ovviamente la norma degli antichi Bud­dha, e la base dell’insegnamento dei Patriarchi. In essa sono conte­nuti gli esseri insenzienti che predicano la Legge e la Legge pre­dicata da­gli esseri insenzienti. “Un linguaggio non abusivo”. Dobbiamo sapere che la pre­dica­zione della Legge da parte degli esseri insenzienti è l’intero inse­gnamento dei Buddha e dei Patriarchi. Rinzai e Tokusan non la cono­scono; soltanto alcuni Buddha e Patriarchi sono in grado di chia­rirla.

 

 

Trasmesso ad un gruppo di monaci del Kippōji, il 2 ottobre 1243.

Trascritto da Ejō il 15 ottobre dello stesso anno.



[1] Il Maestro Nan’yō Echū (?-775), uno dei successori del Maestro Daikan Enō. Daishō Kokushi è il suo titolo postumo. [Nan-yang Hui-chung]

[2] Lett. “Tu non la senti, ma non ostacolare ciò che sente.”

[3] Il Maestro Dōgen sottolinea che tutto in natura può proclamare il Dharma. Tra gli esseri insenzienti egli annovera anche gli uomini, quando essi siano nella condizione non emozionale.

[4] Il Maestro Tōzan Ryōkai (807-869), nella linea di trasmissione del Maestro Yakusan Igen. [Tung-shan Liang-chieh]

[5] Cioè mediante una comprensione intellettuale.

[6] Ovvero in modo intuitivo.

[7] Ishin-denshin, o “Da mente-cuore a mente-cuore” è parte del linguaggio comune, anche tra i Giapponesi di oggi. Il suo significato buddhistico può essere rappresentato con la metafora della risonanza dei diapason, per simpatia.

[8] La risultante di causa ed effetto.

[9] Il Maestro Chōsa Keishin (?-868). Si veda il cap. 55, Jippō. [Chang-sha Ching-ts’en]

[10] Il Maestro Tōsu Daidō (819-914), nella linea di trasmissione del Maestro Sekitō Kisen. Successore del Maestro Suibi Mugaku. [T’ou-tzu Ta-t’ung]