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SOSHISEIRAII

Perché il Primo Patriarca Venne da Occidente

 

 

In questo capitolo il Maestro Dōgen commenta il famoso kōan del Maestro Kyōgen che narra di un uomo che, aggrappato con la bocca ad un ramo a strapiombo su un baratro, viene interrogato sul signifi­cato della venuta dall’India del Patriarca Bodhidharma. Come do­vrà rispondere? 

 

Un giorno il Grande Maestro Kyōgen,[1] noto anche come Shikan, che era nella linea di trasmissione del Maestro Zen Dai-e,[2] così parlò ad un’assemblea di monaci: “Un uomo è aggrappato con la bocca al ramo di un al­bero. L’albero sporge su un baratro di mille piedi ed egli non può raggiungere nessun ramo, né con le mani né con i piedi. Un monaco che sta vicino all’albero gli chiede: ‘Perché il primo Pa­triarca è venuto da occidente?’ Se l’uomo risponde, precipita e muore. Se non risponde, viene meno al suo dovere. O monaci! Cosa rispondereste in una simile circostanza?” Un monaco di nome Kōto­shō, si alzò e disse: “Non voglio far domande su quando l’uomo sta ormai sulla pianta; per favore, mostrateci la situazione prima che vi salisse!” Kyōgen scoppiò in una grande risata.[3]

Vi sono molte interpretazioni e spiegazioni di questo kōan, ma pochi lo hanno compreso correttamente. In maggio­ranza, la gente brancola nel buio. Considerando questo kōan con mente non-pensante[4] si può raggiungere lo stesso tipo di reale e libero samādhi di Kyōgen. Se sediamo in zazen tanto quanto Kyōgen, possiamo af­ferrare il significato di questo kōan ancor prima che egli parli. Allora potremo usare sia la pe­netrazione di Kyōgen sia l’Occhio e il Tesoro della Vera Legge di Śākyamuni, per capire perché Bodhi­dharma è ve­nuto da occidente.

Vediamo di chiarire il significato del kōan di Kyōgen. Cosa significa uomo? Non un pilastro rotondo della Sala del Buddha, né un sedile di legno, o qualcosa di simile. L’espressione di un tale uomo è quella dei Buddha e dei Patriar­chi sorridenti. Egli conosce distintamente la propria forma e quella degli altri. Si sta arrampi­cando in cima ad un albero, non in cima all’Universo e nemmeno in cima ad un palo di bambù di cento piedi. Il baratro è profondo mille piedi. Che egli cada o no, è sempre profondo mille piedi.

Mille piedi ha qui un significato particolare. Si può dire che l’uomo si arrampica per mille piedi, o che scende per mille piedi. Vi sono mille piedi tanto alla sua destra quanto alla sua sini­stra. Possiamo dire che ogni cosa è mille piedi: uomo, albero, bara­tro. È la misura sia di un vecchio specchio, sia di un pezzo di terra, sia di uno stūpa.[5]

Aggrappato con la bocca al ramo di un albero.” Che cos’è que­sta bocca? Se non riusciamo a riconoscere la funzione di questa bocca dobbiamo ricercare a fondo la sua vera definizione. Un detto antico insegna: “Cerca il ramo e togli le foglie.” Anda­re direttamente alla sua essenza è il modo per trovare il vero si­gnificato di bocca. Questo deve essere il punto focale del no­stro studio, dato che la vita di quell’uomo dipende dalla sua bocca e viceversa.

Mentre egli penzola dal ramo, l’albero è soltanto un albero, nient’altro; i suoi piedi sono solo i suoi piedi. E non dovremmo dire che i piedi salgono sull’albero. Albero, ramo, piedi e mani salgono se stessi.[6] Anche se i piedi dell’uomo sono capaci di muo­versi avanti e indietro, e le sue mani possono afferrare e allentare la presa, egli sta penzolando sull’orlo di un baratro e, né i piedi né le mani possono afferrare l’albero. Si potrebbe pensare che stia penzo­lando nello spazio. In verità sta penzolando nel vuoto, e questo è molto meglio che penzolare semplicemente dall’albero.[7]

Perché il primo Patriarca è venuto da occidente?” fu la domanda del monaco vicino all’albero. Era come se l’albero stesso ponesse la domanda. Qui l’albero, l’uomo e la domanda sono la medesima cosa – sono uguali. Interrogante e interrogato hanno un uguale significato. L’albero interroga l’albero, l’uomo inter­roga l’uomo, Bodhidharma interroga Bodhidharma. Il monaco che è vicino all’albero deve porre la sua domanda come se an­che la sua vita dipendesse dalla risposta. Questo è lo spirito che dob­biamo avere.

Se risponde, precipita e muore.” Cosa vuol dire que­sto? Sappiamo che è possibile dare una risposta senza aprire bocca. Tuttavia, che apra o non apra la bocca, ricordate che sta penzo­lando da un ramo. Poiché la funzione della bocca non dipende dall’aprire o dal chiudere, né dal parlare o tacere, allora anche il penzolare dal ramo non dipende da queste azioni. Aprire e chiu­dere sono le normali, quotidiane, azioni della bocca e dun­que pos­siamo dire che penzolare dal ramo è l’ultimo stadio dell’aprire o chiudere la bocca. Aprire e chiudere la bocca per dare risposte, è proprio come il penzolare dal ramo; non è così? O forse significa che il primo Patriarca è venuto da occi­dente per dare risposta alle domande degli altri? Se non riuscite a rispondere come uno che pen­zoli da un ramo, la vostra risposta non sarà corretta; sarà solo la vo­stra osservazione incompleta. La risposta è una questione di vita, o di morte.

Solo se perdete la vostra vita prima di rispondere potete aiutare gli altri. Il vero scopo di Kyōgen era di aiutare gli altri anche a costo della vita. Finché non avete dato una simile rispo­sta la vostra vita è statica, dormiente, ma dopo aver risposto come Kyōgen, la vo­stra vita diventa vigorosa e attiva. Per la prima volta siete veramente vivi e sapete parlare con parole ve­re. Possiamo rispondere alle domande di altri e anche trovare le nostre proprie risposte. Inoltre, la bocca che utilizziamo per dire queste parole è parecchio diversa dalla bocca di un tempo.

Se non risponde, viene meno al suo dovere.” Dovete capire che, in questo, caso la risposta non è diversa dalla do­manda. Tutti i Buddha e i Patriarchi che hanno risposto o do­mandato sul perché Bo­dhidharma è venuto da occidente, hanno basato la loro propria inter­pretazione sulla giusta comprensione di: “Appeso ad un ramo con la bocca.” 

Il Maestro Zen Secchō,[8] noto anche come Abate Jūken, disse: “Se siete al di sopra del ramo, la Via è facile da trovare ma se siete al di sotto, è molto difficile individuare la Via. Di conseguenza, risponderò ad ogni domanda come se fosse in gioco la mia stessa vita. Prego chie­dete qualsiasi cosa.”

La richiesta di una domanda da parte di Seccho e la sua ri­sposta sembrano separate ma, in realtà, in questa citazione la do­manda segue la risposta. Ora ho una domanda da porre a tutti i saggi delle età passate e presenti: “La risposta di Kyōgen viene da sopra, oppure da sotto il ramo? Rispose, o no, alla domanda di Kōtoshō?” Tutti voi monaci qui riuniti dovete rispondere a questa domanda.

 

 

Trasmesso il 4 febbraio 1244, tra le montagne dell’Echi­zen. Ricopiato il 12 giugno 1279, nell’Eiheiji.



[1] Il Maestro Kyōgen Chikan (?-898), nella linea di trasmissione del Maestro Isan Reiyū. [Hsiang-yen Chih-hsien]

[2] Il Maestro Isan Reiyū (771-853), successore del Maestro Hyakujō Ekai. Il suo titolo postumo è Daien Zenji. Noto anche come Daii. [Kuei-shan Ling-yu]

[3] Questo è il quinto caso del Mumonkan, “La Porta senza Porta”, una raccolta di 48 kōan .

[4] Significa con una mente di là dalla conoscenza ordinaria, una mente distaccata.

[5] É la misura della verità di tutte le cose.

[6] Di fatto essi tutti sono una cosa sola, interdipendente e interre­lata.

[7] In una condizione di relatività.

[8] Il Maestro Setchō Jūken (980-1052), nella linea di trasmissione del Maestro Unmon Bun’en. [Hsüeh-tou Chung-hsien]