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SANSUIKYŌ

Il Sūtra di Fiumi e Montagne

 

 

In questo capitolo il Maestro Dōgen sottolinea  come le montagne, i fiumi, e la Natura in generale debbano essere considerati alla stessa stregua dei Sūtra Buddhistici. La Natura è l’Universo nella sua forma reale, perciò l’osservazione e lo studio della Natura equivalgono all’osservazione ed allo studio della stessa verità espressa dal Dharma. Penetrare la realtà della Natura significa cogliere l’essenza stessa dell’Insegnamento.

 

Proprio questi monti e questi fiumi rea­lizzano la Via dei vecchi Bud­dha. Gli uni e gli al­tri permangono nella propria vera forma e realiz­zano la loro autentica qualità. Tra­scendono il tempo e, dunque, ope­rano nell’eterno presente. Poi­ché è rivelato il loro sé originale, essi sono distac­cati dalla loro propria manifestazione. Le montagne pos­siedono la qualità di essere alte e poderose, eppure, il movimento delle nuvole e il soffio del vento sono liberi e non limitati da esse.

Il sacerdote Fuyō Dōkai,[1] del monte Taiyō, così si indirizzò ad un’assemblea: “Le verdi montagne sono sempre in movimento, e una don­na di pietra partorisce di notte.” La virtù di una montagna è completa e non manca di al­cunché; dunque, il monte è sempre salda­mente radicato, eppu­re, si muove continuamente. Dob­biamo investi­gare nei particolari la virtù di que­sto movimento. Non dubitate del movimento della montagna soltanto perché è diverso da quello di un essere umano. Il movimento di cui ci parla Dōkai contiene la vera es-senza del movimento. Dobbiamo chiarire il significato di “Sempre in movi­men­to.” Sempre in movimento significa eternamente. Il movi­mento di que­sto sempre è più veloce del vento, ma coloro che vivono sulla mon­tagna non lo comprendono né lo cono­scono. Questo vivere sulla montagna è l’equivalente di: “Quando un fiore sboccia, la primavera è presente ovunque.”[2] D’al­tronde, anche coloro che non stanno sulla mon­tagna sono in­consapevoli del suo movimento. Chi non vede la montagna da per sé, non può né compren­derlo né vederlo e nemmeno udirlo, a moti­vo di questo principio. Se qualcuno dubita del movimento della mon­tagna è perché non comprende il suo proprio movi­mento. La gente si muove e fa un passo dopo l’altro, ma non è in grado di ca­pirlo. Quando compren­diamo il nostro proprio movimento possiamo capire il movimento della montagna.

Così come le verdi montagne non sono né ani­mate né ina­nimate, così siamo noi; comprendendo questo, non vi saranno dubbi sul movimento delle verdi montagne. Esse devono essere conside­rate in rapporto al mondo intero. Dob­biamo esami­nare attentamente il mo­vimento delle verdi monta­gne ed il nostro, sia in avanti che indietro. Parimenti dobbiamo esaminare il movimento in avanti e in­dietro che esisteva prima che cielo e terra fos­sero uniti, e prima dell’inizio del tempo. Se il movimento cessa, i Buddha e i Patriarchi non pos­sono manifestarsi. Se il movimento fosse arrivato ad un punto morto, allora il Dharma del Buddha non si sarebbe potuto trasmettere fino ai giorni nostri. Tanto il movimento in avanti quanto quello all’indietro non sono mai cessati né sono op­posti l’uno all’altro. Questo movimento è la virtù delle montagne fluenti. Le verdi montagne indagano il loro proprio movimento e la montagna orientale studia il suo movimento attraverso l’ac­qua. Perciò, questo è il corretto studio della montagna. Non è necessario modificare il corpo e mente della montagna; la monta­gna studia se stessa come montagna.

Non diffamate le montagne asserendo che esse non possono muoversi o camminare sull’acqua; noi dubitiamo di ciò solo a causa dei nostri punti di vista superficiali. È a causa della nostra inadeguata comprensione che restiamo stupiti nell’ascoltare le parole “Montagne che scorrono.” Non tutti sono in grado di capire completamente le montagne che scorrono, specie coloro che sono in­trappolati in futili os­servazioni e in una comprensione superfi­ciale. Dunque, quando diciamo montagna è per via della sua crescente virtù e perché essa sostenta la vita: si muove e scorre. Quando la montagna parto­risce una montagna, i Bud­dha e i Pa­triarchi appaiono da questo principio, e in questo modo si manifestano.

La visione illuminata è manifestata in mon­tagne, erbe, al­beri, terra, pietre, steccati e muri. Non dubitate di questo; ma ancora, essa non è né movimento né completa realizzazione. Anche se la monta­gna è adorna dei sette preziosi gioielli,[3] ancora non scorgiamo la sua vera forma. Anche se Buddha e Patriarchi si addestrano lì, non siate attac­cati ad essa. Anche se possiede la più alta forma della insuperata virtù di tutti i Buddha, essa non ha ancora rivelato la sua vera condi­zione. Così, ogni osservazione dipende dal relativo punto di vista dell’osser­vatore e manca di qualcosa. Non è l’agire dei Buddha e dei Patriarchi ma è solo una piccola parte dell’osservazione to­tale.

Osservazioni unilate­rali, o limitate, non sono consentite da Śākyamuni. I Buddha e i Patriarchi non hanno mai discriminato tra mente e natura. Ri­cercare la propria mente e natura è l’attività di chi non segue il Dharma del Buddha. L’attaccamento a parole e scritti non è la Via della libe­razione. Così possiamo tro­vare la condizione che trascende opinioni li­mitate quali: “Le verdi montagne sono sempre in movimento” e “La montagna orientale cammina sopra l’acqua.” In­dagate questo nei dettagli.

Una donna di pietra partorisce di notte.” La donna sterile partorisce ‘di notte’. In linea di massima, vi sono pietre maschie, femmine, e neutre. Esse suppliscono ad ogni mancanza in cielo e in ter­ra; vi è anche una pietra del cielo e una pietra della terra. La gente comune rispetta queste cose, a parole, ma po­chi ne sanno vera­mente qualcosa. Dobbiamo essere capaci di compren­dere il principio del genera­re. Quando un bambino nasce, è forse una trasformazione dei genito­ri? Noi stu­diamo il concetto che dive­nire genitori del bambino è la realizzazione della nascita, ma bisogna anche studiare con cura la prassi e illuminazione della nascita, quando il bambino diventa il genitore.

Il Grande Maestro Ummon Kyōshin,[4] disse: “La monta­gna orientale cammina sull’acqua.” L’essenza di una simile rea­lizzazione è che tutte le montagne sono “La montagna orientale”, e che tut­te que­ste montagne orientali camminano sull’acqua. Così, le nove grandi montagne del monte Sumeru[5] realizzano se stesse e conseguono prassi e risveglio. Questo è “La montagna orientale.”

Tuttavia, possiamo es­sere certi che Ummon abbia trasceso l’attività di prassi e risveglio nella pelle, carne, ossa e midollo della montagna orien­tale? Nella dinastia Sung del giorno d’oggi, le comunità di individui negligenti sono parec­chie, il loro numero è in aumento, e coloro che possie­dono la verità non possono fare nulla per evitarlo.

Alcuni affermano che il detto “La montagna orientale cam­mina sull’acqua” e la storia del fal­cetto di Nansen[6] sono del tutto in­comprensibili. Essi sostengono infatti che tutte le parole che sono in relazione alla normale sfera di cognizione, non sono le parole Zen dei Buddha e dei Patriarchi. Le parole che sono al di là della comprensione sono, invece, i detti dei Buddha e dei Patriarchi. Dunque, l’utilizzo del bastone da parte di Ōbaku e il grido di Rinzai[7] sono al di là della normale comprensione. Questa è la grande illuminazione che esisteva prima del tempo. Tutti i vari mezzi abili, utilizzati dai nostri capaci predecessori per aiutarci a troncare i nostri grovigli, sono ‘incompressibili’.

Questo non è l’insegnamento di un vero mae­stro e non è l’occhio di una corretta investiga­zione. Costoro sono troppo stupidi per essere men­zionati e, in questi ultimi due o trecento anni, le per­sone disoneste e i monaci truffatori sono stati numerosi. È vera­mente un peccato che la grande Via dei Buddha e dei Patriarchi si stia ovunque estin­guendo. Le inter­pretazioni date da costoro sono inferiori anche a quelle dei se­guaci dell’Hīnayāna e degli śrāvaka,[8] e le loro idee sono più sciocche di quelle della gente comune. Essi non sono né laici né monaci, né esseri umani né dèi; sono più stupidi di bestie ottuse che vogliono imparare la Via. Ciò che i falsi monaci definiscono incomprensibile, lo è solo per loro e non per i Buddha e i Patriarchi. Non scartate il sentiero dei Bud­dha e dei Pa­triarchi solo perché voi mancate di comprensione. Forse ora non riu­scite a comprenderlo, ma ciò non signi­fica che sia incomprensibile.

Nella Cina dell’attuale dinastia Sung que­sti esempi di com­prensione inadeguata sono nume­rosi e molti li ho visti con questi stessi occhi. Dispiace vedere quanto questi individui siano in­consapevoli dell’inadeguatezza della propria com­prensione; essi non capiscono che le parole dei Buddha e dei Patriarchi trascendono la conoscenza ordinaria. In Cina, durante la mia per­manenza, costoro rimane­vano imperturbabili anche se mi bur­lavo di loro. Ciò che essi considerano incomprensibile è semplicemente il frutto delle loro menti inadeguate. Chi ha insegnato loro una simile cosa? Mancando di un maestro che possedesse la verità essi diventavano naturalmente progenie di pro­fani.

Dovremmo sapere che la montagna orientale che cammina sull’acqua, è le ossa e il midollo dei Buddha e dei Patriar­chi. Ogni ge­nere d’acqua è presente ai piedi della montagna orientale. Perciò, tutte le mon­tagne vanno al di là delle nuvole e camminano nel cielo. La cima dell’acqua è varie montagne. Ar­ram­picarsi su e giù è attraversare l’acqua. I piedi delle varie montagne si muovono sull’acqua, e l’acqua schizza sotto i loro piedi. Tale movimento è naturale e sor­gono prassi e il­lu­minazione. L’acqua non è debole o forte, ba­gnata o asciutta, ferma o in movimento, fredda o calda, esistente o non-esi­stente, illusione o illu­minazione. Quando essa è solida è più dura del più duro diamante, quando si liquefa è più soffice del più soffice latte. Non dovremmo, quindi, nutrire dubbi sulla realizza­zione della virtù dell’acqua.

Dovremmo ora studiare ed osservare per un certo tempo l’acqua nelle dieci direzioni dell’universo. Non uno studio dell’acqua vista da parte degli uomini o degli dèi, ma uno studio dell’ac­qua dal punto di vista dell’acqua. Poiché, da parte dell’acqua, c’è una prassi e illumina­zione dell’acqua, vi è pure un metodo per l’acqua di ricercare l’acqua. Dovremmo realizzare la Via dell’in­contrare se stes­si attra­verso se stessi; gli altri dovreb­bero stu­diare gli altri, seguendo il sen­tiero che si muove libera­mente e che tra­scende se stesso.

Quando guardiamo le montagne o l’acqua, generalmente le vediamo in una varietà di modi, secondo le circo­stanze; gli dèi vedono l’acqua come ornamento, non semplicemente come ac­qua. Noi la vediamo come qualcosa di diverso, la vediamo come acqua. Per essi è un ornamento, per noi è acqua. Alcuni vedono l’acqua come fosse un fiore mera­viglioso, eppure non la utilizzano come fiore. I dèmoni vedono l’acqua come un fuoco enorme, o come denso sangue. Draghi e pesci la vedono come un palazzo, o come splendidi saloni. L’acqua può essere vista in molti modi: come i sette preziosi gioielli, o come foreste, steccati, come la pura e incontaminata libe­razione della natura del Dharma, come il vero corpo dell’uomo, la for­ma corporea e l’essenza della mente, oppure come l’acqua vista dagli esseri umani. Diversi punti di vista, diverse interpre­tazioni. Analoga­mente, la visione dipende dall’occhio dello spettatore. Ap­profon­diamo ancora un po’ questo tema. Guardare un oggetto produce diversi punti di vista o ciò accade a causa dell’errato pensare che l’oggetto stesso possegga varie forme? Dobbiamo riflettere accuratamente su questo.

Ecco perché prassi e risveglio non si limitano a uno o due tipi, bensì comprendono migliaia di forme che dipendono dalla quali­tà e dalla natura dell’illuminazione stessa. Per di più, se esaminiamo quest’affermazione più da vicino vediamo che, sia pure esi­stendo diversi tipi di acqua, è come se non esistesse un’acqua vera o originaria e nemmeno diversi generi di acqua. I vari tipi di acqua, tut­tavia, vanno al di là di tutto questo, né sono men­te, forma, karma, se stessi o altro. L’acqua è semplicemente acqua, totalmente distaccata.

Per que­sto, l’acqua non rientra tra gli ele­menti di terra, acqua, fuoco, vento, spazio, co­scienza ecc., non è blu, gialla, rossa, bianca, nera ecc., non ha forma, suono, odore, gusto, percezione ecc.[9]. Eppure, essa è mani­fe­sta in tutte queste cose. Ne deriva che è assai difficile essere in grado di chiarire la natura di questo attuale mondo e dei suoi palazzi. La corretta interpreta­zione dipende dal significato pro­fondo di vento e di spazio;[10] non deriva dall’idea di sé né di altri da sé, ed è ben lontana dalle possibilità di una compren­sione superficiale. Non circoscrivete la vostra visuale a qual­che ambito limitato.

Il Buddha Śākyamuni disse: “Ogni dharma è libero e privo di attaccamento, e non dimora in alcun luogo.” Dobbiamo sapere che tutti i dharma sono liberi e privi di attaccamento, ep­pure, essi conser­vano la loro vera condizione. Quando gli es­seri umani osservano l’acqua, scorgono un’unica mo­dalità dello scorrere. Vi sono molte maniere di scorrere, ma gli esseri umani ne vedono solo una. Ad esempio, scorrono la terra e il cielo da cima a fondo, scorrono le anse di un fiume, e così le poz­ze più profonde. Sopra le nuvole e sul fondo dei fiumi, tutte le cose fluiscono.

È detto nel Monshi:[11] “L’acqua sale in cielo a formare le gocce di pioggia e scende in terra per scorrere nei fiumi.” I co­siddetti discendenti dei Buddha e Patriarchi non sono tanto saggi quanto i profani che hanno scritto questo testo, ed è una vergogna che costoro non comprendano il principio dell’acqua. Qui, il punto es­sen­ziale è che l’acqua non è consa­pevole di se stessa, ma si manifesta solamente per quello che è.

L’acqua sale in cielo per formare gocce di pioggia.” Dob­biamo sapere che l’acqua sale, non importa quanto in alto, e forma le gocce di piog­gia. Queste gocce mutano secondo le circostanze; se qualcuno afferma che esiste un luogo in cui l’acqua non pos­sa andare, questo è l’insegnamento dei seguaci dell’Hīnayāna o la falsa dottrina dei pro­fani. L’acqua, così come penetra le fiamme, pe­netra la mente della conoscenza e della di­scriminazione, nonché l’illuminata sa­pienza della natura-di-Buddha.[12]

Scende in terra per scorrere nei fiumi.” Dovremmo sapere che, quando l’acqua scende in terra, diventa fiumi. Se riu­sciamo ad af­ferrare il signi­ficato di fiume, allora abbiamo la possibilità di di­ventare saggi. Gli sciocchi che sono fuori dalla corretta tradizione, ritengono che l’acqua sia trovi solo nei fiumi e negli oceani. Questo non è giusto. I fiumi e gli oceani sono nell’acqua. Di conseguenza, l’acqua non si trova solo nei fiumi e negli oceani. Quando l’acqua scende in terra assume la forma di fiumi e di oceani. E ancora, dal mo­mento che l’acqua forma fiumi e oceani, non do­vremmo pensare che dentro l’ac­qua non esista nessun mondo o terra-di-Buddha.

Innumerevoli sono le terre-di-Buddha manife­state anche solo in una singola goccia d’acqua. Eppure non vi è acqua nella terra-di-Buddha, e non vi è una terra-di-Buddha nell’acqua. Ovunque sia, l’acqua non ha alcun rapporto con passato, presente o futuro, né con qualche mondo particolare. Ciò nonostante, l’acqua è manifestata come ve­rità assoluta. Dove van­no i Buddha e i Patriar­chi, sicuramente lì arriva l’acqua. Dunque, i Buddha e i Patriarchi possiedono il corpo, la mente e il pensiero dell’acqua. Ecco perché l’espressione “L’acqua non scorre mai all’insù” non esiste in alcun passo dei testi buddhistici. L’acqua scorre ovunque, in su e in giù, avanti e indietro.

Nei sūtra bud­dhistici si dice anche: “Il caldo sale, l’acqua scende.” Ciò che dob­biamo inve­stigare è il salire e lo scendere, e cioè il salire e lo scendere della Via del Buddha. Lad­dove l’acqua scorre noi pen­siamo che scenda ma, prima di aver visto in che direzione scorre, non dovremmo affermare che scende. Quando il caldo au­menta, essa sale. Sebbene il mondo dell’esistenza non coincida in realtà con le sei direzioni,[13] utiliz­ziamo i quattro elementi[14] per suddi­videre empiricamente il mondo nelle di­verse dire­zioni. Non sempre possiamo affermare che il paradiso sia so­pra e che l’inferno sia sotto. Paradiso e inferno costituiscono l’intera esistenza del mondo.

Nondimeno, quando draghi e pesci percepi­scono l’ac­qua come fosse un palazzo, è proprio allo stes­so modo in cui gli esseri umani vedono un pa­lazzo. Nessuno percepisce un palazzo come qual­cosa che fluisce. Se qualcu­no, al di fuori dal pa­lazzo, dicesse al drago o al pesce che essa scorre, questi sareb­bero sorpresi come lo è un essere umano quando sente dire che le montagne scorrono. Inoltre, anche le balconate, le scale e le colonne del palazzo sono ac­qua che scorre. Riflettete quie­tamente su questo principio. Se non sap­piamo abban­donare le opinioni preconcette, non possiamo di­stac­carci da corpo e mente propri delle persone comuni, né pa­droneggiare il mondo dei Buddha e dei Patriar­chi. Non riu­sciamo a conoscere a fondo neppure il mondo, o il palazzo della gente comune. Noi possiamo sapere cosa sono gli oceani e i fiumi, ma i dra­ghi e i pesci, no. Non pensate scioc­camente che, soltanto perché noi sappiamo che cosa è l’acqua, lo sappiano anche altri esseri. Coloro che studiano la Via del Buddha e che cercano di cono­scere l’acqua, non dovrebbero limitare la loro in­dagine alle osservazioni proprie de­gli esseri uma­ni, ma indagare ogni aspetto dell’acqua nella Via. Come dovremmo studia­re l’acqua osservata dai Buddha e dai Patriarchi? Dobbiamo verificare se vi sia o meno acqua nel risveglio dei Bud­dha e dei Patriarchi.

Tanto nel passato quanto nel presente, le montagne so­no la dimora dei grandi saggi. I venerabili e i saggi vivono insieme nel cuore delle montagne; esse sono il loro corpo e mente. Ve­nerabili e saggi realiz­zano le montagne. Possiamo immaginare che sulle montagne i venerabili e i saggi, benché lì raccolti in gran numero, non si incon­trino mai. Si manifesta solo la funzio­ne vitale della montagna, senza al­cuna traccia di venerabili o saggi. Guardare le montagne restando in questo mondo e guar­darle stando su una di esse, sono due cose com­pletamente diver­se. Que­sto genere di ragionamento, così come la reale co­no­scenza del non scorrere, sono diversi dalla osservazione con­dotta da draghi e pesci. Gli uomini e gli dèi vivono nei loro rispettivi mondi e tutti gli altri esseri o dubitano, o sono inca­paci di dubi­tare delle loro opinioni.

Perciò dovete studiare la frase “Le monta­gne fluiscono” nel modo in cui lo fanno i Buddha e i Patriarchi, e non dovete basare la vostra interpreta­zione sulla perplessità o sul dubbio. Un’opinione afferma ‘scorre’, l’altra ‘non scorre’. Senza una corretta investi­ga­zione non può sussistere la ruota della vera Legge del Ta­thāgata.[15] Un vecchio Buddha disse: “Volendo evitare il catti­vo karma, non dob­biamo diffamare la ruota della vera Legge del Tathāgata.” Que­sta frase penetra pelle, carne, ossa, midollo, corpo e mente, vacuità e for­ma, alberi, pietre, risaie e villaggi.

Malgrado possa sembrare che le montagne apparten­gano al paese in cui si trovano, esse in realtà sono di chi le ama. Quando il si­gnore della montagna è amato, lì di certo vivono uomini e donne virtuose. Quando venerabili e saggi vi­vono sulla montagna, la montagna è il loro dominio; gli alberi e le pietre crescono folti, e là prospe­rano uccelli e animali. La virtù dei venera­bili e dei saggi influenza tutte le cose che si tro­vano sulla montagna.

Dovremmo sapere che la natura della monta­gna è simi­le a quella dei venerabili e dei saggi. Nume­rosi sono i casi di im­peratori recatisi su una mon­tagna per inchinarsi ai saggi e chie­dere consiglio ai venerabili, rispettandoli, in questa circostanza, quali loro maestri e prostrandosi davanti a loro. Qui, gli obblighi imposti dalle consuetudini e dalle condizioni sociali non valgono. Per quanto grandi siano il potere e la virtù dell’impe­ratore, i saggi non ne sono smossi. Coloro che vivono sulle monta­gne sono completamente di­staccati dalla società. Una volta, l’Imperatore cinese Kō,[16] recandosi in visita da Kō­sei,[17] l’eremita sul monte Kōdō, per manifestare la sua umiltà gli si avvicinò camminando sulle gi­nocchia e chinò la te­sta fino a toccare terra.

Il Buddha Śākyamuni  abbandonò il palazzo paterno e si ritirò sulle montagne. Il re non ne fu risen­tito, non si offese per il comportamento del fi­glio e nemmeno dubitò mai della sincerità di coloro che, sulle montagne, istruirono il principe. I dodici anni di seve­ro adde­stramento di Śākyamuni  si svol­sero quasi totalmente sulle montagne, e sulle mon­tagne avvenne il Suo risveglio. I veri re non cercano mai di dominare o distruggere le montagne. Dovremmo sapere che esse non appartengono al mondo degli esseri umani né a quello degli dèi. Non acco­statevi a questo te­ma utilizzando solo la vostra limitata ca­pacità umana. Come potreste, in tal caso, penetrare la questione se la montagna scor­re o non scorre?

Fin dai tempi più antichi, anche i venerabili e i sag­gi hanno vissuto sull’acqua. Vivendo sull’acqua alcuni acchiappano i pesci, altri ac­chiappano degli allievi, e altri ancora acchiap­pano la Via. Questa è l’antica tradizione dell’acqua. Per di più, dobbiamo acchiappare noi stessi e dobbiamo acchiappare l’acchiappare. È mediante la Via che l’ac­chiappare ac­chiappa l’acchiappare.

Tempo fa, il sacerdote Tokujō[18] improvvisamente lasciò il suo Ma­estro Yakusan,[19] ed andò a vi­vere in una barca sul fiume Katei. Poco tempo dopo, un saggio[20] che viveva lì vici­no, divenne suo allievo. Que­sto è un esempio di acchiappare pesci, acchiappare allievi, ac­chiappare acqua, e acchiappare se stessi. Kassan vide Tokujō, e trovò Tokujō in se stesso; Tokujō potè vederlo perché aveva incontrato se stesso.

Non solo c’é acqua nel mondo, ma c’è un mondo d’acqua che contiene in sé un intero mondo. Questo è vero non solo per l’acqua, ma per tutte le cose materiali; vi sono mondi animati nelle nuvole, nel vento, nel fuoco, nella terra, e ancora, nei mondi del Dharma, in un filo d’erba e in un ba­stone. Dove c’è un mondo ani­mato, là c’è un mondo di Buddha e di Patriarchi. Investigate bene questo principio.

Dunque, l’acqua è il palazzo del vero drago;[21] essa è al di là dello scorrere. Ritenere che scorra e basta è vituperare l’acqua. Per e­sempio, scegliendo una prospettiva diversa, l’acqua non scorre. Essa è la sua propria vera forma; l’acqua è la virtù dell’acqua, e non ‘scor­re’. Chiarendo questo principio dello scorrere o non scor­rere dell’acqua, possia­mo chiarire qualsiasi fenomeno. C’è una mon­tagna nascosta nella giada preziosa e in un torrente, nel cielo, e nelle montagne. Studia­te la montagna celata nelle profon­dità di una monta­gna.

Un vecchio Buddha[22] ha detto: “Le montagne sono monta­gne, l’acqua è l’acqua!” Queste montagne non sono le solite montagne. Esse sono le vere montagne dei Buddha e dei Patriarchi; dunque, studiatele. Se ricerchiamo queste montagne, possiamo imparare da esse. In que­sto modo, montagne e acqua diventano venerabili e saggi.

 

 

Trasmesso ai monaci del Kannondōri, nel Koshōhōrinji, il 18 ottobre 1240.

Trascritto da Ejō, il 3 giugno 1242, nell’alloggio del discepolo principale del Kippōji.



[1] Il Maestro Fuyō Dōkai (1043-1118), nella linea di trasmissione del Maestro Tōzan. [Fu-jung Tao-chieh]

[2] Si veda il cap. 14, Kuge.

[3] Dal sanscrito sapta ratnāni: oro, argento, smeraldi, perle, corallo, ambra e agata.

[4] Il Maestro Unmon Bun’en (864-949), nella linea di trasmissione del Maestro Seppō Gison. Daiji-un Kyōshin Zenji è il suo titolo postumo. [Yün-men Wen-yen]]

[5] Il monte Sumeru, nella mitologia Hindū, è un immenso monte circondato da quattro continenti, separati l’un l’altro da quattro oceani concentrici. I quattro continenti sono: Jambudvīpa (a sud), Pūrva-videha (a est), Apara-godāna (a ovest), e Uttara-kuru (a nord). Il monte Sumeru è circondato da altre otto grandi montagne.

[6] Un giorno, mentre Nansen stava lavorando all’aperto, un monaco gli chiese: “Qual è la strada per arrivare da Nansen?” Nansen sollevò il falcetto e disse: “L’ho pagato veramente poco.” Il monaco replicò: “Non mi interessa quanto costa il tuo falcetto. Qual è la strada per arrivare da Nansen?” Nansen rispose: “Ne ho tratto una gran varietà di impieghi.”

[7] Il Maestro Ōbaku era famoso per colpire i suoi discepoli con un bastone, per insegnare che la realtà è diversa da pensiero e sensazione. Il Maestro Rinzai, per ottenere lo stesso risultato, era solito urlare: “Katsu!”

[8] Lett. “Colui che ascolta”, in origine era riferito a coloro che avevano udito direttamente l’insegnamento dalla voce del Buddha. Più tardi, la parola śrāvaka fu utilizzata più genericamente per distinguere gli studenti Hīnayāna da quelli Mahāyāna.

[9] Non rientra, cioè, in materia, colore, sensazione.

[10] Vacuità.

[11] Una raccolta di testi taoistici.             

[12] La natura-di-Buddha è la ‘Natura propria’, o ‘Vera natura’, o ‘Volto originario’ (comunque si voglia chiamare) di ogni essere, anche se questi  lo ignora.

[13] I quattro punti cardinali, l’alto e il basso.

[14] I quattro elementi, dal sanscrito catvā mahābhūtāni, sono: terra (peso e leggerezza), acqua (coesione e fluidità), fuoco (caldo e freddo), vento (impulso e movimento).

[15] Lett. “Così arrivato”.

[16] L’Imperatore Giallo, il terzo dei cinque leggendari regnanti cinesi nel periodo che va dal 2852 al 2205 a.C. circa.

[17] Un saggio eremita taoista.

[18] Il Maestro Sensu Tokujō (?), uno dei successori del Maestro Yakusan Igen (745-828). [Ch’uan-tzu Te-ch’eng]

[19] Il Maestro Yakusan Igen (745-828), uno dei successori del Maestro Sekitō Kisen. Kōdō Zenji è il suo titolo postumo. [Yao-shan Wei-yen]

[20] Il Maestro Kassan Zenne (805-881), nella linea di trasmissione del Maestro Yakusan Igen. [Chia-shan Shan-hui]

[21] Il risveglio.

[22] Il Maestro Unmon Bun’en (864-949). [Yun-men Wen-yen]