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SHUKKE

La Rinuncia al Mondo

 

 

Questo capitolo esorta alla rinuncia al mondo, a favore della condi­zione di monaco. Questa rinuncia, secondo l'insegnamento, è un presupposto fondamentale al conseguimento della verità. Dopo aver sottolineato la fondamentale importanza dei precetti Buddhistici, il Maestro Dōgen commenta il famoso episodio dell’ordinazione del brahmāno ubriaco.

 

Nello Zen’en-shingi[1] è detto: “Tutti i Buddha del passato, del pre­sente e del futuro hanno rinunciato al mondo e trovato la vera Via. I ventotto Patriarchi dell’India e i sei Patriarchi di Cina, due gruppi di śramana,[2] hanno trasmesso il sigillo della mente-di-Buddha.” Tutti questi śramana hanno rispettato i precetti ed hanno mantenuto puri corpo e mente. Il loro comportamento è stato di esempio nei tre mondi.[3] Que­sto è il motivo per cui, quando iniziamo a ricercare la Via e a sedere in zazen, i precetti vengono per primi. Come possiamo sperare di divenire Buddha e Patriarchi, se non ci siamo sepa­rati dall’illusione e dalle cattive azioni, e abbiamo trascu­rato di ri­spettare i precetti?

Quando una persona sta per ricevere i precetti, deve prepa­rare tre tipi di kesa, una ciotola per le elemosine, uno zagu[4] e uno joei.[5] Se non ha uno joei nuovo, dovrà lavare perfettamente quello vecchio. Quando giunge alla pedana dell’ordinazione per ricevere i precetti, non deve aver preso a prestito da altri né il kesa né la ciotola per le elemosine.”

Consacrate totalmente corpo e mente alla Via del Buddha; non interessatevi di nient’altro. Sedete come il Buddha, fate il voto di osservare i precetti e fate vostra la mente-di-Buddha. Questo è della massima importanza e non deve essere preso con leggerezza. Se lo prendete alla leggera o se utilizzate il kesa e la ciotola di qualcun altro, è come se non aveste mai ricevuto i precetti, anche se siete stati sulla pedana di ordinazione. Inoltre, se ricevete i precetti ma tra­scurate di seguire le regole, questo rende privi di senso i vostri voti; il vostro studio della Via non darà alcun frutto, così come qual­siasi offerta riceve­rete sarà sprecata. Similmente, se il maestro manca di istruire adeguatamente i suoi nuovi discepoli, egli li guiderà per una via funesta. Perciò seguite questa esortazione, non dimenticatela mai, tenendola costantemente nella vostra mente. Se avete già ri­cevuto i precetti Hī­nayāna, allora sforzatevi di ricevere i precetti del Bodhisattva. Que­sto è il modo di progredire nel Dharma.”

 Dovete sapere che tutti i Buddha e i Patriarchi hanno rag­giunto la Via rinunciando al mondo e ricevendo i precetti. La vita stessa dei Buddha e dei Patriarchi è basata sull’aver ricevuto i pre­cetti. La gente che non ha rinunciato al mondo non potrà mai essere un Buddha e un Patriarca. Comunque, rinunciando al mondo e ricevendo i precetti, vi troverete tra i Buddha e i Pa­triarchi.

Mahākāśyapa[6] volle unirsi al Buddha e rinunciare al mondo. Un giorno il Buddha Śākyamuni disse a lui e ad alcuni altri mo­naci: “O monaci! Siete arrivati fino qui!” Improvvisamente i loro capelli caddero ed un kesa apparve sui loro corpi. Questo è un esem­pio di come, studiando la Via, siamo separati dall’illusione; dob­biamo rinunciare al mondo e ricevere i precet­ti.

 Nel terzo capitolo del Mahāprajnā Pāramitā Sūtra tro­viamo: “Śākyamuni disse: ‘I Bodhisattva dovrebbero seguire il mio esempio. Ho rinunciato al mio regno e ho raggiunto il supremo risveglio. Con i miei discorsi ho girato la ruota della Legge e ho consentito ad innumerevoli esseri di abbandonare la polvere e la spor­cizia del mondo, e di sradicare le loro innumerevoli pas­sioni; li ho condotti al puro Occhio del Dharma e li ho aiutati nel raggiungi­mento della saggezza del non-attaccamento e della beatitudine eterna del  risveglio. Se qualcuno dei Bodhisattva desidera emulare queste azioni, è necessario che studi la Prajnāparāmitā[7].”

La suprema illuminazione è raggiunta nel momento in cui veramente rinunciate al mondo e ricevete i precetti. Non c’è altro modo. Quando rinunciate al mondo, la ruota della Legge comincia a girare. Supremo risveglio e rinuncia al mondo sono sinonimi. La ri­nuncia al mondo conferisce l’eterna beatitudine del risveglio ad in­numerevoli esseri. Ciò che conduce alla suprema illuminazione e alla beatitudine eterna è proprio la totale armo­nia della per­fezione delle virtù del Buddha, in noi stessi e negli altri. E questo può avvenire solo dopo la rinuncia al mondo e dopo aver ri­cevuto i precetti.

Quando si è realizzato il supremo risveglio avviene la rinun­cia al mondo. Non vi è alcuna opposizione tra il risveglio iniziale della mente, la suprema illuminazione, e l’atto di ri­nuncia al mondo. Nel momento in cui rinunciamo al mondo, siamo al centro di innume­revoli kalpa,[8] il tempo si muove libe­ramente attraverso gli illimitati mondi e l’infinita ruota della Legge gira. Questo tempo non è il tempo di un giorno né lo si può misurare in termini di kalpa o di stagioni. Esso è al di là di ogni misurazione di tempo. Eppure, in que­sta condizione in cui ogni attaccamento è stato reciso e dove corpo e mente sono caduti, la rinuncia al mondo è soltanto la rinuncia al mondo e nient’altro; similmen­te il conseguimento della Via è soltanto quello, niente di più, niente di meno.

Nel tredicesimo capitolo del Mahāprajnā Pāramito­pa­deśa Sūtra[9] è scritto: “Una volta, mentre Śākyamuni si trova­va nel giardino di Jetavana, gli si presentò un brahmāno ubriaco che chiese di di­venire suo discepolo. Il Buddha allora ordinò ad alcuni monaci di radergli il capo e di dargli un kesa. Il giorno dopo il brahmāno, che si era ripreso dallo stato di ubriachezza, sbigottì nel vedere il suo aspetto così drasticamente cambiato. Si alzò immediatamente e corse via. Subito dopo diversi monaci si avvicinarono al Buddha e chie­sero: ‘Perché mai hai permesso a quell’uomo ubriaco di ricevere i precetti? È già scappato via.’ Śākyamuni rispose: ‘Sapevo che non era sua intenzione di ri­nunciare al mondo e di ricevere i precetti, e che ieri notte ha fatto questo solo perché ubriaco; tuttavia, essendo stato inten­zio­nato a rinunciare al mondo anche solo per un così breve tempo, egli un giorno diventerà un vero monaco. Dovete essere con­sapevoli di quanto sia stretto il rapporto tra la rinuncia al mondo e l’even­tuale raggiungimento del supremo risveglio. Inoltre, poi­ché i precetti di un laico non potranno mai condurre alla com­pleta libera­zione, rompere i precetti monastici è più grave che l’astenersene da parte di un laico’.”

Il Buddha Śākyamuni intendeva affermare che l’essenza del Suo inse­gnamento è contenuta nell’atto di rinunciare al mondo. Se non ri­nunciamo al mondo, non potremo mai trovare la Legge del Bud­dha. Quando il Buddha era in questo mondo, molti dei profani abbandonarono le loro cattive strade e si votarono alla Legge. A volte essi dicevano a Śākyamuni che volevano rinun­ciare al mondo e ricevere i precetti; in qualche caso ven­nero ri­svegliati da Śākyamuni che diceva loro: “O monaci! Siete giunti fin qui!” Essi hanno preservato il Dharma conte­nuto nella rinuncia al mondo, ed hanno ricevuto i precetti all’interno di corpo e mente.

In buona sostanza, l’Insegnamento del Buddha permea il loro corpo e mente ed essi naturalmente accettano di radersi il ca­po e di indossare un kesa. Se il Buddha non avesse permesso ad altri di rinunciare al mondo, è certo che nessuno ora sarebbe ca­pace di radersi il capo, né di portare un kesa o ricevere i precet­ti. Perciò possiamo vedere che la rinuncia al mondo e il ricevere i precetti è la predizione dei Buddha e dei Tathāgata.[10]

Il Buddha Śākyamuni disse anche: “Oh gente devota! Dopo che ho visto così tante persone appagate da un insegnamento infe­riore, mancanti di virtù e con i corpi e le menti piene di sporci­zia, da giovane ho rinunciato al mondo e ho raggiunto la supre­ma illumi­nazione. Sebbene fossi già risvegliato da lungo tempo prima di allora, ho fatto uso di quei mezzi per portare gli esseri senzienti al risveglio e ho fatto uso di questa spiegazione per aiutarli ad entrare nella Via.”

Dunque, “Sebbene fossi già stato risvegliato da molto tempo, prima di allora” significa che Egli rinunciò al mondo da gio­vane e che raggiunse il risveglio. Questo significa che anche gli es­seri senzienti che mancano di virtù, o che sono sporchi nel corpo e nella mente, possono rinunciare al mondo, da giovani. Rinunciando al mondo, da giovani possiamo sperimentare e ren­dere manifesto il supremo risve­glio. Guidare al risveglio tutti gli esseri senzienti che seguono l’Hīnayāna, è il tempo della rinuncia al mondo e della su­prema illuminazione, da giovani.

Tuttavia, dovremmo chiederci quali sono i veri meriti del rinunciare al mondo? Insuperabili, assoluti, illimitati e in­finiti.

 

 

Questo fu detto ai monaci dell’Ei­heiji, nell’Echizen, il 15 settembre 1246.

 



[1] Si tratta del Ch’anyüan Ch’ing kuei (Criteri per monasteri Zen), un testo scritto nel 1103 dal Maestro Chōro Sōsaku (?) [Ch’ang-lu Tsung-tse]

[2] Śramana (lett. “Colui che si sforza”) originariamente descriveva un mendicante itinerante che non apparteneva alla casta dei brahmāni, diversamente da un parivrājaka, mendicante itinerante religioso di origine brahmānica. Il Buddha applicò ai monaci buddhisti il termine śramana.

[3] Il Dhammapada riporta la suddivisione in kāma-loka (il mondo retto dal desiderio dei sensi), rūpa-loka (il mondo della forma sottile), ed ārūpa-loka (il mondo privo di forma).

[4] Un tappetino, o stuoia, per le prostrazioni.

[5] Un indumento intimo tipo kimono, bianco.

[6] Il Maestro Mahākāśyapa, il successore del Buddha e primo Patriarca in India.

[7] Il perfezionamento della Saggezza Trascendente.

[8] Un kalpa indica un tempo infinitamente lungo; rappresenta infatti un ciclo cosmico pari a circa trecentoventi milioni di anni. Si veda il Sūtra del Loto, pag. 60.

[9] Un commentario al Mahā-prajnā-pāramitā Sūtra, del Maestro Nāgārjuna (2° o 3° secolo).

[10] Si veda il cap. 21, Juki.