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GANZEI

Visione Illuminata

 

 

In questo capitolo, l’insegnamento del Maestro Dōgen riguarda la “Vi­sione illuminata”, vale a dire la retta visione legata all’acquisizione del risveglio. In questo caso, il Maestro Dōgen si avvale del commento ad un dialogo tra il Maestro Tōzan e il Ma­estro Ungan, e di numerosi insegnamenti del suo Maestro Tendō.

 

Lo studio della Via, attuato nel corso degli innumerevoli eoni passati, produce frutto nelle attuali ottantaquattromila forme di visione illumi­nata. Un giorno, mentre dimorava allo Zuiganji, il mio de­funto Maestro Tendō, un vecchio Buddha, entrò nella Sala del Dharma e disse ai monaci: “La brez­za autunnale è pura e fresca, la luna d’autunno è chiara e splendente. È per mezzo della visione illu­minata che possiamo vedere la forma reale delle montagne e dei fiumi della grande terra. Risiedere nello Zuiganji ha rinnovato la mia vi­sione; il suo­no del bastone e il grido “Katsu”1 sono di nuovo vividi men­tre ci esaminiamo a vicenda.”

Qui, esaminarsi a vicenda è saggiare uno con l’altro la propria visione di vecchio Buddha. È importante, in ciò, che tutti usino reciprocamente il bastone e il grido. Questo è tenkatsu, la visione rinnovata. Tale manifestazione di compren­sione intuitiva e di attività, è la visione illuminata. La forma reale delle montagne, dei fiumi e della gran­de terra, è radicata nella visione il­luminata ed esi­ste per tutta l’estensione di innumerevoli kalpa.

La brezza autunnale è pura e fresca” e “La luna d’au­tunno è chiara e splendente”, sono perce­pite di là dal tempo. La freschezza della brez­za autunnale non può essere comparata ai quattro grandi oceani, e lo splendore della luna d’autunno è al di là di ogni possibile paragone con centomila soli e lune. Pura e fresca e chiara e splendente sono l’illuminata visione di monta­gne, fiumi e terra. A vi­cenda, si riferisce ai Buddha e ai Patriar­chi. Non aspettatevi la grande illumina­zione, la non-illumina­zione, né qualche prece­dente illu­minazione del lontano pas­sato; questa è la visione illuminata dei Bud­dha e dei Patriarchi.

Anche l’esaminarsi è radicato nella visione illuminata; è la realizzazione della rinnovata vi­sione ed è l’occhio attivo del risveglio. “Rinno­vare la nostra visione” equivale a incontra­re; cioè, l’occhio che incontra l’occhio.2 Essi si incontrano come tuono e lampo. Non pen­sate che il corpo sia grande  né che l’occhio sia piccolo. Sebbene alcuni anziani la pensino così, è solo per­ché il loro occhio illuminato non è completa­mente aperto.

Un giorno, addestrandosi sotto Ungan,3 il Grande Maestro Tō­zan Gohon4 vide il suo Maestro intento a fabbricare un paio di san­dali in paglia. Allora Tōzan disse: “Sono venuto qui per ri­cevere la vi­sione illuminata.” Al che Ungan ribattè: “Vuoi donarla a qualcuno e poi partire?” Tōzan rispose: “Non ce l’ho.” Allora Un­gan chiese: “Se tu l’avessi a chi la daresti?” Tōzan non parlò.  Ungan continuò: “È ciò che vuoi o no, la vera visione illuminata?” Tōzan rispose: “Non è la visione illuminata.” Ungan diede un forte grido.

Possiamo vedere che il punto focale di tut­to lo studio e della prassi è la ricerca della visione illumi­nata. Addestrarsi sulla Via nello Zendō,5 studiare nella Sala del Dharma, dormire nel monastero, tutte queste cose sono il cercare la visione illuminata. Anche lavorare insieme e condividere la vita del mo­nastero è visione illuminata. Questa storia chiarisce il principio che la visione illu­minata non è noi stessi né altri. Tōzan ricercava dal suo Maestro la visione illuminata e, alla fine, l’ottenne. Il problema rela­tivo a se stessi è indipendente dal pro­blema rela­tivo agli altri; non si dovrebbe dipendere dagli altri. Per questo Ungan chiese: “Vuoi donarla a qualcuno e poi partire?”, cioè: a chi ti appresti a dare la tua versione della visione illuminata? La rispo­sta di Tōzan “Non ce l’ho”, indica la sua propria comprensione della visione illuminata. Do­vrem­mo riflettere, con calma, su questa realizzazione della Via.

Il Maestro Ungan disse: “Se tu l’avessi, a chi la da­resti?” Questo riguarda la vera natura della vi­sione illuminata ed è sia il non avere, sia l’avere di “Non ce l’ho” e di “Se tu l’avessi.” Ecco il giusto modo di comprendere ciò che dovremmo investigare.

Tōzan non parlò.” Questo non significa che non potes­se ri­spondere. Allora Ungan chiese: “È ciò che vuoi o no, la vera visione illuminata?” È questa la rinnovata visione illumi­nata, vale a dire che l’illusione è frantumata e la visione illumi­nata prende vita. L’essenza della frase di Ungan è che la visione il­lumi­na­ta cerca la visione illuminata, l’acqua segue l’acqua, le monta­gne seguono le mon­tagne. Le cose diverse tra di loro, in­teragi­scono una con l’altra; le cose tra di loro simili, coesi­stono.

Tōzan disse: “Non è la visione illuminata.” Questo indi­ca che la nostra propria visione è illu­minata. “Non è la visione illumi­nata” rappresenta il corpo e mente della comprensione intuitiva; de­ve essere considerato come la forma della nostra attiva visione illumi­nata. Tutti i Buddha dei tre mondi fanno girare e proclamano la grande ruota del Dharma della visione illumi­nata. Per poter penetrare l’aspetto più profondo del nostro studio è necessario balzare nella vi­sione illuminata mediante determina­zione, prassi, e risveglio. Questa vi­sione illuminata non è né nostra né degli altri. Dunque non contiene né ostacoli né attaccamenti.

Un vecchio Buddha,6 disse: “Che mera­viglia! Tutti i Buddha delle dieci regioni era­no, in origine, fiori nell’occhio.”7 Vale a dire, tutti i Buddha sono visione il­luminata, e i fiori nell’occhio sono tutti i Bud­dha delle dieci regioni. Andare e venire, sedere in zazen e dor­mire, sono tutte funzioni della visione illumi­nata, senza che vi sia alcun attaccamento o immedesimazione.

Il mio defunto Maestro, un vecchio Buddha, disse: “Strap­pate l’occhio illuminato di Bodhi­dharma, fa­tene una palla di fango e con essa col­pite la gen­te.”  Poi gridò: “Si! L’oceano si pro­sciuga e le onde spumeggiano fino al cielo!” Questo fu detto ad un folto gruppo di monaci, nella resi­denza dell’abate di Seiryōji.

Coloro che sono colpiti sono come coloro che sono trasformati.8 Essere colpiti significa che ogni persona può trovare il suo volto originario. Ad esempio, attraverso l’illuminata visione di Bodhidharma, ogni persona può trasformare ed essere trasformata. Questo è il principio di scagliare qualcosa contro la gente. Chiunque può essere rigenerato nel venire colpito con questa visione illuminata. Conosciamo esempi di monaci, dentro il monastero, per­cossi con un pugno, colpiti con un bastone nella Sala del Dharma, o bat­tuti con uno scacciamosche o, nell’alloggio del maestro, colpiti con un bastone; questa è la visione illuminata di Bodhidharma.

Fare una palla di fango dell’occhio di Bo­dhidharma, è chie­dere ad un maestro di essere accet­tato come allievo, riverirlo  e sedere in zazen con lui. È a proposito di questo essere colpiti che il Maestro disse: “L’oceano si prosciuga e le onde spumeg­giano fino al cielo.”

Il mio defunto Maestro, un vecchio Buddha, entrò nella Sala del Dharma e lodò il conseguimento della Via da parte del Tathāgata,9 dicendo: “Dopo sei anni di prassi ascetica era diven­tato simile ad una volpe selvatica. Lasciò le montagne pieno di per­plessità; quella visione illuminata che stava cercando era stata completamente perduta. Non vi erano altri luoghi in cui cercare. Era come pazzo, eppure rag­giunse il risveglio vedendo la stella del mat­tino.” Raggiungere il risveglio vedendo la stella del mat­tino” pare un avvenimento ­fin troppo improvviso, dal mo­mento che appena pri­ma egli aveva completamente perduto la propria vi­sione illuminata.  Era come se altri gli dicessero del suo ri­sveglio. Era pieno di perplessità e perciò dovette vincerle. Il risveglio non si manifesta solo dove vogliamo noi; esso non è legato al conseguimento della Via da parte di qualcuno.

Una volta, il mio defunto Maestro, un vec­chio Bud­dha, disse: “Quando Śākyamuni perse il Suo ordina­rio vedere e con­seguì la visione illuminata, un ramo di susino fiorì nella neve. Ma, ora, pic­coli rami sono comparsi, e splendidi fiori ridono al ven­to primaverile che soffia selvaggio.”

La visione illuminata del Buddha non può essere espressa empi­ricamente mediante uno, due o tre. Quella perduta, che ge­nere di visione è? Esiste un ge­nere di visione il­luminata che può essere per­duta? Il ramo di su­sino che è fiorito nella neve era la visione illumi­nata del Buddha Śākyamuni. È fiorito in primavera e manifesta il cuore di tale stagione. Il mio defunto Maestro, un vecchio Bud­dha, disse: “La prassi ascetica di Śākyamuni fu come una pioggia che conti­nua, giorno dopo giorno; la Sua illuminazione fu simile ad una splen­dida e luminosa giornata. Anche le rane giganti e i vermi canta­vano. La mente di un vecchio Buddha tra­scende il tempo e l’adamantina visione illuminata si ma­nifesta. Aah! Il groviglio causa ulteriore gro­viglio.”10

L’adamantina visione illuminata” è presente sia nella piog­gia continua sia nel cielo lim­pido, ed è presente anche nel cantare delle rane e dei vermi. La gente d’oggi manca di questa compren­sione. Dal momento che il passato non esiste, possiamo chia­marlo vecchio Buddha. Il vecchio Buddha del pas­sato vive nel presente; questo non lo si può para­gonare al passare dei non-vecchi Buddha.

Il mio defunto Maestro, un vecchio Buddha, disse: “Oggi è il solstizio d’inverno; d’ora in poi le giornate si allunghe­ranno gradualmente. Mentre il respiro diventa più vivo, la vi­sione illuminata ri­splenderà.” Nel corso di innumerevoli generazioni, giorno dopo giorno, le giornate si sono allun­gate. Questo è il non attaccamento della visione illuminata. La vi­sione illuminata risplenderà e si ve­dranno le mon­tagne in pieno sole. Così, la visione illuminata è pre­sente in ogni aspetto della vita.

Un giorno, il mio defunto Maestro parlò nel tempio Joji, del Rinan. Egli disse: “È il mattino del primo giorno di feb­braio; la vi­sione illuminata di uno scacciamosche, rifulge. Il suo splendore è come uno specchio, la sua oscurità è come una lacca nera. Il suo sfa­villio illumina l’intero Universo. Perché tutti voi, o monaci, siete cir­condati da un muro impenetrabile?” Tacque per un momento, sorri­dendo, poi disse: “Il vento pri­maverile ha la ri­sposta a questa do­manda.” Subito dopo abban­donò la piattaforma.

Il significato di “Circondati da un muro” è visione illumi­nata. Mattino, febbraio e primo giorno, sono tutti aspetti della visione illumi­nata, cioè: la visione illuminata di uno scaccia­mo­sche. Dal mo­mento che trascende la lacca nera,11 di­venta la visione illuminata di que­sta mattina. È la visione illuminata di febbraio che illumina l’Universo intero, ed è il primo giorno elogiato dal mio Maestro. Que­sta è l’attività e la realizzazione della visione illuminata.

 

 

Questo fu trasmesso, il 17 di­cembre 1242, ad un’assemblea di mo­na­ci dello Zenjihō, nell’Echi­zen.

Trascritto da Ejō, lo stesso mese, nell’al­log­gio del discepolo principale.

 



[1] “Katsu!” era il grido tipico del Maestro Rinzai, che egli rivolgeva ai suoi allievi per risvegliarli alla realtà.

[2] Cioè, l’occhio di Tendō che incontra l’Occhio del Buddha

[3] Il Maestro Ungan Donjō (782-841), uno dei successori del Maestro Yakusan Igen. [Yün-yen T’an-sheng]

[4] Il Maestro Tōzan Ryōkai (807-869), nella linea di trasmissione del Maestro Yakusan Igen. [Tung-shan Liang-chieh]

[5] Sala del Dharma.

[6] Il Maestro Rōya Ekaku (?), nella linea di trasmissione del Maestro Rinzai Gigen. [Lang-yeh Hui-chüeh]

[7] Si veda il cap. 14, Kuge.

[8] Che hanno ricevuto e messo a frutto l’insegnamento.

[9] Lett. “Così arrivato”.

[10] Si veda il cap. 38, Kattō.

[11] Trascende la discriminazione della gente comune.