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TEMBŌRIN

Il Girare della Ruota della Legge

 

 

Trattando il tema dell’insegnamento, in questo capitolo il Maestro Dōgen sottolinea come, persino un testo apocrifo, attraverso il com­mento di un vero maestro possa condurre al fondamento di mente e corpo ed in seguito al risveglio. Il Maestro Dōgen ribadisce poi che l’assidua prassi dello zazen non differisce dalla proclamazione del Dharma.

 

Il mio defunto Maestro Nyojō, una volta entrò nella Sala del Dharma e così si rivolse ai monaci: “Il Buddha Śākyamuni disse: ‘Quando una persona decide di conseguire il risveglio e rea­lizza infine la Via, il mondo intero è vacuità univer­sale. Nulla avanza o rimane indietro’[1].” Nyojō poi sollevò un fiore e disse: “Questo è l’Insegnamento del Buddha che su­pera di molto la conoscenza della gente comune. Tut­tavia la mia in­terpretazione è che, quando una persona decide di con­seguire il risveglio e realizza infine la Via del Buddha, è come un monaco questuante che rompe la sua ciotola.”

A questo proposito il quinto Patriarca Hōen del monte Goso,[2] disse: “Quando una persona decide di conseguire l’illumi­nazione e realizza infine la Via del Buddha, tutte le cose nella va­cuità originale ritornano alla loro origine, nel Buddha[3].” Il Maestro Busshō Hō­tai[4] insegnò: “Quando una persona de­cide di conseguire il risveglio e raggiunge infine la Via del Buddha, la vacuità universale diviene ve­ramente vacuità uni­versale.”

Il Maestro Zen Engo Kokugon,[5] del monte Kassan, disse: “Quando una persona decide di conseguire il risveglio e infine rea­lizza la Via del Buddha, la vacuità universale aggiunge al mondo ulte­riore splendore.” Ancora, se si chiedesse a me, direi: “Quando una persona decide di conseguire il ri­sveglio e realizza infine la Via del Buddha, ecco che questa de­terminazione ci conduce alla verità.”

Consideriamo l’affermazione di Śākyamuni: “Quando una persona decide di conseguire l’illuminazione e realizza infi­ne la Via, l’intero mondo è vacuità universale. Nulla avanza o resta indietro.” Questa citazione, estratta dallo Shūryōgonkyō,[6] fu utilizzata da molti Buddha e Patriarchi delle passate generazioni. Essa ci conduce di­rettamente alle loro ossa e midollo, ed ai loro occhi illuminati. Per­ché insisto su questo? Qualcuno ritiene che i dieci capitoli che for­mano lo Shūryōgonkyō non siano autentici, mentre altri ritengono che questo sūtra sia parte del canone. Queste due diverse opinioni sono state so­stenute per parecchi anni, fino ad oggi. Alcuni dicono anche che le due traduzioni di questo sūtra[7] sono false e che non reg­gono il confronto con quelle più antiche. Come abbiamo visto, tuttavia, il quinto Patriarca Bus­shō Hōtai ed il mio defunto Maestro hanno preso questa cita­zione per utilizzarla nel loro insegnamento. Questi Maestri, nel loro insegnamento, hanno rea­lizzato quindi le parole del Buddha Śākyamuni ed hanno trasformato questa citazione in un ser­mone vivente che gira la ruota della Legge.

Il girare della ruota della Legge è il predicare del Bud­dha, conferito dai Buddha e dai Patriarchi, e viceversa. Anche se le re­centi traduzioni fossero false, quando i Buddha e i Patriarchi ne trag­gono citazioni esse diventano il vero girare della ruota della Legge. Non importa cosa sia: una mattonella, un sasso, alcune fo­glie colo­rate, un fiore di udumbara o un abito d’oro, se Bud­dha e Patriarchi ne fanno uso per spiegare il loro insegna­mento, qualsiasi cosa fa girare la ruota della Legge del Buddha e ne diventa l’Occhio e il Tesoro.

Dobbiamo comprendere che quando gli esseri senzienti tra­scendono l’illusione e conseguono il risveglio, diventano discepoli dei Buddha e dei Patriarchi e somigliano loro quasi in tutto; i Bud­dha e i Patriarchi diventano la pelle, carne, ossa e mi­dollo degli esseri senzienti. Essi non sono più in amici­zia solo con i propri parenti e con le vecchie conoscenze, ma diven­tano fratelli dei Buddha e dei Patriarchi. Lo stesso si può dire per le cosiddette false traduzioni dei dieci ca­pitoli dello Shūryōgonkyō; nel momento in cui le parole in esso contenute sono di­venute parole dei Buddha e dei Patriarchi, trascendono ogni que­stione di au­tenti­cità.

Le parole dei Buddha e dei Patriarchi sono diverse dal co­mune parlare. Anche se i discorsi usuali hanno dei paralleli con le pa­role e le frasi dello Shūryōgonkyō, il loro contenuto è diverso e non deve essere preso come punto focale del nostro studio. Vi sono nume­rosi esempi della differenza di significato tra le parole dei Buddha e dei Patriarchi e le parole di uso co­mune. Questo è perché  il far girare la ruota della Legge non è altro che il corpo dei Buddha e dei Patriarchi. Non uno di essi ha mancato.[8] Quando la ruota della Legge gira, essa utilizza suono e forma ma tra­scende ogni particolare suono e forma. Analogamente suono e forma, al di là di suono e forma, fanno girare la ruota della Legge. Essa gira per manifestare la più intima sostanza del Dharma del Buddha e utilizza molti veicoli d’insegna­mento: Ōbaku Kiun usava il suo pugno, Shakyo Ezō storce­va i nasi, e Seidō Chizō afferrava la vacui­tà universale.[9] In ciascuno di questi metodi emerge l’insegnamento dei Bud­dha e dei Patriarchi.

La stella del mattino del Buddha Śākyamuni, così come lo strattone al naso di Ezō, o il fiore di pesco di Reiun Shigon, sono tutte manifestazioni del puro girare della ruota della Legge. Vale a dire la sua essenza. Perché la ruota della Legge giri, dobbiamo stu­diare e addestrarci senza mai lasciare il monastero. Cioè, sedere semplicemente sopra il chorenjo,[10] nella posizione completa del loto, ricercare il vero insegnamento dal giusto maestro, e realizzare infine la Via del Buddha.

 

 

Discorso tenuto ai monaci del Kippōji, nell’Echizen, il 27 febbraio 1244.

Trascritto da Ejō, nell’alloggio del discepolo princi­pale, il 1° marzo dello stesso anno.



[1] Queste partole suggeriscono una concreta condizione di equilibrio, piuttosto che un’idealistica armonia.

[2] Il Maestro Daiman Kōnin (688-761), successore del Maestro Dai-i Dōshin e quinto Patriarca in Cina. Noto anche come Ōbai. [Ta-man Hung-jen]

[3] Cioè, ritornano alla Bodhi.

[4] Il Maestro Busshō Hōtai (?), un successore del Maestro Engo Kokugon (1063-1135).

[5] Il Maestro Engo Kokugon (1063-1135), nella linea di trasmissione del Maestro Yōgi Hōe. Ha scritto la “Raccolta della Roccia Blu”. [Yüan-wu K’o-ch’in]

[6] Il Śūramgama  Sūtra.

[7] Traduzioni effettuate verso il 705, nel periodo Jinryu, della dinastia Tang.

[8] Di far girare la ruota della Legge.

[9] Si veda il cap. 70, Kokū.

[10] La piattaforma rialzata, nella Sala dello zazen.