Introduzione   |   Indice sinottico   |   Capitoli   |   Ricerca   |   Contatti

(66)

ZANMAI Ō ZANMAI

Il Re di Tutti i Samādhi

 

 

L’equilibrata condizione di corpo e mente che possiamo sperimentare durante lo zazen, non è altro che questo. In questo capitolo, intera­mente dedicato allo zazen, il Maestro Dōgen commenta alcuni inse­gnamenti del Buddha Śākyamuni e del Maestro Tendō sullo zazen e sulla condizione del samādhi.

 

Sedere nella posizione completa del loto è trascendere direttamente l’intero Universo; è la condizione più preziosa e su­blime dei Buddha e dei Patriarchi. Quando sediamo in questa posizione, prevaliamo su credenti e dèmoni, e penetriamo nel più profondo cuore dei Buddha e dei Patriarchi. È solo attraverso questa Via che possiamo raggiun­gere la meta ultima. Ecco perché i Buddha e i Patriarchi si concen­trano su questa prassi e non su altre.

Riconoscete che il mondo dello zazen è molto diverso da qualunque altro. Dopo aver chiarito questo principio dovete sviluppare la determinazione di raggiungere il risveglio e cercare la vera prassi, illuminazione e nirvāna. Nel preciso istante in cui sedete in zazen esaminate se il tempo permea o meno il verticale e l’orizzontale,[1] e considerate la na­tura dello zazen: è diversa dalla normale attività? È una con­dizione altamente vigorosa? È pensare o non-pensare? Azione o non-azione? Zazen è solo la posizione completa del loto, o esiste in mente e corpo? Oppure trascende mente e corpo? Dobbiamo esaminare que­sti vari punti di vista. Lo scopo è di avere una completa posizione del loto per il corpo ed una completa posizione del loto per la mente; e dovete anche avere una posizione completa del loto nella condizione in cui mente e corpo sono caduti.

Il mio defunto Maestro Nyojō, affermò: “Quando sedete in zazen, corpo e mente cadono. Questo può essere realizzato solo attraverso shikantaza.[2] Non è necessario bruciare incenso, prostrarsi, recitare il nembutsu,[3] né fare peni­tenze o leggere i sūtra.”

Negli ultimi quattro o cinquecento anni solo Nyojō ha inse­gnato che attraverso shikantaza possiamo incontrare direttamente la mente dei Buddha e dei Patriarchi e diventare una sola cosa con la loro esperienza. Veramente pochi in Cina pos­sono uguagliarlo. Pochi hanno correttamente identificato lo zazen con il Dharma del Buddha, e il Dharma del Buddha con lo zazen; nessuno poi ha chiarito la vera forma dello zazen come Dharma del Buddha.

Lo zazen della mente non è lo stesso che lo zazen del corpo e viceversa. Vi è uno zazen di shikantaza che è diverso dallo zazen nel quale mente e corpo sono caduti. Quando corpo e mente sono ca­duti raggiungiamo la comprensione e l’espe­rienza dei Buddha e dei Patriarchi; dobbiamo preservare questa mente esaminandone ogni suo aspetto, in modo completo.

Una volta, il Buddha Śākyamuni insegnò ad una grande assemblea di monaci: “Chi si siede nella posizione del loto realizza il samādhi[4] in corpo e mente. Questi raggiunge una grande virtù, è ri­spettato da tutti, e il suo splendore è pari a quello del sole che illu­mina il mondo intero. Indolenza e pigrizia sono gettate via ed egli diventa luminoso e instancabile; radiosa e splendente è la mente del risveglio. La sua forma è quella di un drago arrotolato. Māra,[5] nel vedere la rappresentazione della posizione del loto, è preso da sgo­mento e terrore. Quanto maggiore sarà il suo terrore di fronte alla po­sizione del loto di una persona risvegliata?”

Se Māra è sopraffatto dalla sola rappresentazione della po­sizione del loto, quanto grande deve essere l’illimitata virtù della vera posizione, di per sé. Dunque, ogni volta che sediamo in zazen, conseguiamo beatitudine e virtù oltre ogni misura.

Il Buddha Śākyamuni disse ancora alla grande assemblea di mo­naci: “Ecco perché siedo nella posizione del loto.” Disse quindi ai Suoi discepoli di sedere nella posizione completa del loto. Vi sono molti che ricercano la Via utilizzando gran varietà di posizioni: in punta di piedi, costantemente in piedi, con le gambe dietro il collo, ecc.; essi affondano in un mare di falsità e la loro mente non è mai in pace. Per questa ragione il Buddha Śākyamuni insegnò ai Suoi discepoli di sedere, ben eretti, nella posizione completa del loto.

Sedendo diritti, la nostra mente è rettificata e il suo vaga­bondare e disperdersi possono essere riportati all’unità. Se la mente divaga e il corpo si agita, questa posizione può ripor­tare entrambi nel giusto ordine. Se desiderate entrare nel samādhi, dovrete mettere a tacere tutti i pensieri errabondi, di­spersivi. Addestratevi così e conseguirete il re di tutti i samādhi.

Possiamo ora capire chiaramente che la posizione completa del loto è il re di tutti i samādhi. È realizzazione. Tutti gli altri sa­mādhi sono subordinati ad esso. La posizione completa del loto è un corpo ben eretto ed  una mente luminosa, è corpo e mente di quiddità che conduce direttamente ai Buddha e ai Patriarchi, è corretta prassi e risveglio, ed è la fondamentale vita di tutte le cose nella natura-di-Buddha.[6] Possiamo realizzare il re di tutti i samādhi attraverso la posizione completa del loto, in questo stesso corpo: nella nostra pelle, carne, ossa e midollo. Śākyamuni ha sempre utilizzato questa posizione e l’ha trasmessa ai Suoi discepoli insegnandola a uomini e dèi. Fin dal tempo dei sette Buddha del passato, l’essenza della Via è la posizione completa del loto.

Mentre il Buddha Śākyamuni sedeva nella postura del loto completo, sotto l’al­bero della Bodhi, trascorsero innumerevoli kalpa[7]. Ma la ruota della Legge girava senza tenere conto del tempo che passava; cinquanta o sessanta kalpa, ventuno giorni, o poco tempo. L’Insegnamento del Buddha Śākyamuni è completo e non manca di nulla. La posizione del loto stessa contiene tutti i sūtra. In questa posi­zione un Buddha incontra un Buddha, ed è allora che tutti gli esseri senzienti divengono Bud­dha.

Quando il primo Patriarca Bodhidharma[8] arrivò da oc­ciden­te, passò nove anni seduto di fronte ad un muro, nel mona­stero di Sho­shitsu Hōshorinji,[9] sul monte Su. Da allora, l’essenza e il nocciolo del Dharma si sono diffusi ininterrottamente, attra­verso la Cina. La posizione del loto era la linfa vitale del primo Patriarca. Prima che egli si recasse in Cina nessuno conosceva questa posizione.

Per tutta la nostra vita dunque, dobbiamo essere impe­gnati totalmente, giorno e notte, nella posi­zione completa del loto senza mai lasciare il monastero. Questo è il re di tutti i samādhi.

 

 

Questo fu trasmesso, il 15 febbraio 1244, ai monaci del Kippōji, nell’Echizen.

Trascritto da Ejō, nella stessa notte, nell’alloggio del di­scepolo principale.



[1] Cioè, lo spazio intero.

[2] Shikantaza: sedere senza scopo, con mente universa.

[3] La recitazione rituale del nome del Buddha Amida. Questa recitazione è tipica della scuola della Pura Terra, fondata dal Maestro Shinran (1173-1262).

[4] Samādhi è la condizione equilibrata della mente pacificata nello zazen; rappresenta una sintesi, una composizione in cui si trascende la discriminazione mente, soggetto, e oggetto.

[5] Māra è la personificazione del male ed è il tentatore degli uomini.

[6] La natura-di-Buddha è la ‘Natura propria’, o ‘Vera natura’, o ‘Volto originario’ (comunque si voglia chiamare) di ogni essere, anche se questi  lo ignora.

[7] Un kalpa indica un tempo infinitamente lungo; rappresenta infatti un ciclo cosmico pari a circa trecentoventi milioni di anni. Si veda il Sūtra del Loto, pag. 60.

[8] Il Maestro Bodhidharma (?-528), ventottesimo Patriarca in India e primo Patriarca in Cina. Visse nel tempio di Shaolin, uno dei vari monasteri buddhistici che già esistevano tra i monti Sung-shan, nel nord-ovest della Cina, introducendo la prassi dello zazen.

[9] Noto anche come Shaolin.